Salutare una persona cara in aeroporto è spesso un momento difficile e ora anche il tempo per farlo è limitato.
Sembra incredibile, eppure questa è la nuova realtà all’aeroporto di Dunedin, in Nuova Zelanda, che ha recentemente imposto un limite di tre minuti per gli abbracci nella zona di transito passeggeri, con l’obiettivo di ridurre la congestione e migliorare la viabilità nelle aree di sosta breve.
Il curioso annuncio è stato dato dallo stesso terminal sui social: una foto su Instagram mostra il cartello ufficiale dei “3 minuti di abbracci”, con il CEO Daniel De Bono e la GM Business Development Megan Crawford che si stringono proprio di fronte. La notizia ha suscitato reazioni immediate e ha spinto molti a chiedersi se anche altri aeroporti del mondo potranno decidere di adottare simili misure.
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Una ricerca tuttavia indica che la durata ottimale di un abbraccio si aggiri tra i 5 e i 10 secondi, un tempo sufficiente per rilasciare endorfine e generare benessere emotivo. De Bono ha quindi difeso la nuova disposizione, e ha sottolineato che quanto lasciato a disposizione è più che sufficiente per consentire un saluto significativo.
Jeff Rose, CEO di Attitude New York, una società che noleggia auto private con autista, ha sottolineato che l’iniziativa seppure possa agevolare la circolazione, in siti di grandi dimensioni sarebbe logisticamente complicata da applicare.
“In contesti come La Grande Mela diverrebbe un incubo,” ha affermato, “immaginate agenti con cronometri sul marciapiede per misurare la durata dell’abbraccio, potrebbe generare tensioni e situazioni spiacevoli tra viaggiatori e forze dell’ordine.”
Per ora, altri grandi scali, come quelli della Big Apple, non sembrano intenzionati a seguire l’esempio di Dunedin. La Port Authority di New York e New Jersey non ha infatti rilasciato commenti su possibili modifiche ai regolamenti nelle proprie strutture.
La curiosa misura, invita comunque a riflettere su come equilibrare l’efficienza logistica e l’esperienza umana in luoghi come gli aeroporti, dove ogni minuto può fare la differenza. Chissà se un giorno anche le città decideranno di stabilire “zone di abbracci temporizzati” per facilitare il traffico e garantire che tutti possano dirsi addio, senza intralciare il viaggio altrui.