I membri dei sindacati si stanno mobilitando a decine di migliaia negli Stati decisivi per sostenere il ticket democratico di Kamala Harris e Tim Walz. A fare campagna elettorale per la vicepresidente sono in gran parte donne e membri della cosiddetta “care economy” – impiegate cioè nel settore dell’assistenza e quello dei servizi essenziali -, che cercano di controbilanciare il mancato endorsement di alcune grandi organizzazioni sindacali tradizionali, tra cui i Teamsters, i vigili del fuoco e i portuali (tradizionalmente più maschili e conservatori).
Gwen Mills, presidente del sindacato UNITE HERE, ha dichiarato che per i suoi membri la scelta di mobilitarsi in favore di Harris è fondamentale, indipendentemente dall’appoggio dei Teamsters o dei vigili del fuoco. Il sindacato dei lavoratori dell’ospitalità punta a bussare a 3,5 milioni di porte, lanciando una delle più vaste campagne sindacali a supporto della candidata democratica della storia.
Anche altri gruppi sindacali stanno dando il proprio contributo: la National Education Association vuole raggiungere milioni di famiglie attraverso campagne digitali in otto Stati chiave, mentre la federazione AFL-CIO ha mobilitato le sue 60 sigle in un’unica campagna che coinvolge oltre 3 milioni di elettori, il numero più alto mai registrato nella storia della federazione. In alcuni casi, i movimenti dei lavoratori hanno addirittura inviato membri da Los Angeles fino al Nevada e all’Arizona per impegnarsi direttamente sul campo a favore della candidata dem.
Secondo la campagna progressista, la capacità di mobilitazione dei sindacati può influenzare 2,7 milioni di lavoratori nei cosiddetti “battleground states” in un’elezione in cui pochi decine di migliaia di voti potrebbero fare la differenza.
“Ciò che sappiamo fare meglio è avere conversazioni dirette con i lavoratori sui rischi e le implicazioni di queste elezioni,” afferma Steve Smith, portavoce della AFL-CIO. “In un clima di crescente cinismo verso la politica, il contatto personale è diventato più importante che mai.”
La distanza tra i sindacati che appoggiano Harris e quelli che si sono defilati, come i Teamsters e i vigili del fuoco, riflette divisioni storiche tra settori sindacali più progressisti e quelli legati a settori industriali più tradizionali. Doug Herman, stratega democratico e veterano della campagna di Obama, sottolinea come i sindacati maggiormente impegnati nella campagna elettorale democratica siano appunto quelli del comparto educativo e dei servizi, come insegnanti e operatori sanitari.
La strategia della campagna Harris punta anche su temi come il diritto all’aborto, questione che ha rafforzato l’impegno dei sindacati a maggioranza femminile. “Le donne hanno pagato caro per difendere questo diritto,” ha dichiarato Becky Pringle, presidente della National Education Association, secondo cui il tema è sentito soprattutto tra gli elettori più giovani e progressisti.
Ma l’impegno dei sindacati non si limita alla sfida presidenziale: numerose federazioni, tra cui AFL-CIO e NEA, stanno supportando anche i candidati democratici al Congresso, in particolare in stati chiave come Ohio e Montana, cercando di proteggere la maggioranza blu alla Camera.