È un risultato tutt’altro che pacifico quello uscito dalle urne sabato in Georgia. Il partito di governo, Sogno Georgiano, ha ufficialmente ottenuto la maggioranza con il 54% dei voti, un risultato accolto con sospetto tanto dagli osservatori interni quanto dai media internazionali. L’ombra di presunti brogli elettorali e pressioni sugli elettori ha già scatenato reazioni dure: la presidente Salome Zourabichvili, filo-occidentale, ha definito il voto una “rapina totale”, accusando il Cremlino di aver orchestrato una vera e propria “operazione speciale russa”.
Nonostante le prime analisi delle televisioni di opposizione indicassero un forte consenso per i partiti avversari, la Commissione Elettorale Centrale ha certificato la vittoria del partito fondato dal miliardario Bidzina Ivanishvili, noto per la sua linea pragmatica nei confronti della Russia (che secondo alcuni sfocia nella russofilia vera e propria, nonostante i due Paesi non abbiano rapporti diplomatici dalla guerra del 2008).
Secondo gli exit poll delle emittenti indipendenti, Sogno Georgiana avrebbe ottenuto al massimo il 42% dei consensi, una discrepanza che alimenta il sospetto di irregolarità.
L’organizzazione di monitoraggio elettorale georgiana ISFED ha segnalato varie violazioni, confermando che lo svolgimento del voto è stato influenzato da episodi di intimidazione e pressioni. Non sono mancate denunce di compravendita di voti, sottrazione di documenti e addirittura episodi di urne riempite in modo sospetto. “Questi risultati non rispecchiano la reale volontà dei cittadini,” ha dichiarato ISFED, che pure ha riscontrato coerenza tra il conteggio parallelo e i dati della Commissione.
La Georgia è da anni sospesa tra due poli di attrazione, l’Unione Europea e la Russia. Se l’80% della popolazione georgiana sogna di entrare nell’UE, l’attuale leadership sembra incline a rivedere le sue priorità. Non è un caso che Viktor Orban, premier ungherese noto per le sue posizioni filorusse, abbia espresso il suo sostegno a Sogno Georgiano in segno di allineamento con Mosca.
L’opposizione georgiana, da parte sua, non ha intenzione di accettare passivamente il risultato. I principali partiti di minoranza hanno annunciato che non prenderanno posto in parlamento e intendono scendere in piazza per manifestare contro quello che considerano un attacco alla democrazia. Le forze dell’ordine sono già state schierate a Tbilisi, e la tensione nelle strade cresce, mentre il governo difende i risultati come rappresentativi della volontà popolare.
Alla vigilia delle elezioni, la coalizione di opposizione aveva promesso di formare una maggioranza parlamentare contro Sogno Georgiano, ma l’eventuale boicottaggio rischia di lasciare campo libero al partito di governo, che con 89 seggi non ha però raggiunto la “maggioranza costituzionale” necessaria per modificare la costituzione.
Intanto, il dibattito sulla validità del voto si allarga. Secondo Oleg Ignatov, analista esperto di Russia presso l’International Crisis Group, il risultato rispecchia una parte dell’elettorato che, pur favorevole a UE e NATO, teme una rottura eccessiva con Mosca. Per Vladimir Putin, il voto georgiano rappresenta un segnale incoraggiante in una regione dove l’influenza russa si scontra con le aspirazioni democratiche dei popoli locali. La stessa propaganda russa ha interpretato il voto come un fallimento delle pressioni occidentali per un cambio di regime.
L’Unione Europea, che aveva concesso alla Georgia lo status di candidato solo pochi mesi fa, ha congelato il processo a causa del presunto “arretramento democratico” del Paese. La legge contro le ONG finanziate dall’estero e i tentativi di limitare la libertà dei media ricordano, per alcuni osservatori, i metodi repressivi già adottati in Russia.
Gli Stati Uniti non sono rimasti indifferenti: voci su possibili sanzioni contro figure di spicco della leadership georgiana, tra cui lo stesso Ivanishvili, circolano da tempo. La risposta internazionale potrebbe rivelarsi determinante per il futuro del Paese, chiamato a scegliere tra la difesa della sua democrazia e un allineamento con la Russia.
Intanto, a Tbilisi, il clima è teso e la protesta si prepara a scendere in strada.