Israele avrebbe deciso di concentrare la sua risposta agli attacchi missilistici del 1° ottobre su infrastrutture militari ed energetiche dell’Iran, secondo quanto riportato da funzionari statunitensi a NBC News. La scelta, spiegano le fonti, appare in linea con la volontà di colpire l’apparato militare iraniano senza provocare un’ulteriore escalation, mentre il Medio Oriente rimane sull’orlo di una guerra regionale e Israele continua la sua battaglia su più fronti contro le milizie filo-iraniane di Hezbollah in Libano e Hamas nella Striscia di Gaza.
Lo Stato ebraico ha ripetutamente affermato che risponderà con fermezza all’offensiva di Teheran, che i pasdaran ha dipinto come una rappresaglia per le operazioni militari israeliane che hanno colpito posizioni militari in Libano e Gaza, nonché per l’eliminazione dei leader di Hamas e Hezbollah. Le autorità israeliane non sembrano intenzionate a colpire impianti nucleari o a portare avanti operazioni mirate di assassinio, spiegano i funzionari statunitensi, i quali segnalano che Israele non avrebbe comunque ancora preso decisioni definitive riguardo ai dettagli delle proprie operazioni future.
Lo Stato ebraico ha parallelamente intensificato la sua offensiva nella Striscia di Gaza. Un attacco aereo avvenuto nel weekend ha colpito un’abitazione nel campo profughi di Nuseirat, causando la morte di una famiglia di otto persone, inclusi i genitori e sei figli di età compresa tra gli otto e i ventitré anni. Secondo quanto riferito dal personale medico dell’Al-Aqsa Martyrs Hospital a Deir al-Balah, almeno altre sette persone sono rimaste ferite, tra cui due donne e un bambino in condizioni critiche. I resoconti di testimoni oculari riportano un’atmosfera di paura e disperazione tra la popolazione civile, già provata da più di un anno di conflitti.
L’esercito israeliano, impegnate in una campagna che ha causato la morte di oltre 42.000 palestinesi, continua a bombardare obiettivi ritenuti di rilevanza militare. L’assedio ha devastato gran parte della Striscia, lasciando molte famiglie senza casa e con scarsità di beni di prima necessità. Le autorità israeliane giustificano i loro attacchi affermando che Hamas e altri gruppi militanti si nasconderebbero tra la popolazione civile, utilizzando strutture civili come scuole e nosocomi a mo’ di copertura per le loro attività.
Negli scorsi giorni Tel Aviv ha emesso ordini di evacuazione per il nord della Striscia di Gaza, inclusa Gaza City, ordinando la partenza di centinaia di migliaia di persone. Si stima che circa 400.000 individui rimangano nella parte nord dell’enclave, nonostante le evacuazioni di massa ordinate nei primi giorni del conflitto. I palestinesi temono che Israele stia pianificando una “dearabizzazione” permanente della regione settentrionale per fare spazio a basi militari o insediamenti ebraici. I militari israeliani hanno confermato che gli ospedali sono inclusi negli ordini di evacuazione, ma non hanno fornito un calendario preciso per l’attuazione.
Il bilancio si aggrava anche in Libano, dove almeno 2.255 persone sono state uccise dall’inizio del conflitto, di cui più di 1.400 da settembre, secondo il Ministero della Salute libanese. Almeno 54 persone sono state uccise negli attacchi missilistici contro Israele, quasi la metà dei quali soldati.
Il conflitto ha sollevato preoccupazioni a livello internazionale, con la comunità globale che teme un’escalation della violenza e il rischio di un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti e dell’Iran. Le tensioni tra Hezbollah e le forze israeliane sono aumentate in modo significativo dall’inizio della guerra, ma il conflitto coinvolge anche le forze militanti sostenute dall’Iran in Iraq e la milizia yemenita degli Houthi. E a crescere, oltre alle tensioni, sono anche le preoccupazioni per una crisi umanitaria senza precedenti.