TikTok torna al centro delle polemiche: nuove indiscrezioni emerse da indagini federali in corso mettono infatti in luce la sostanziale indifferenza dell’azienda per i danni psicologici causati ai minori. Le rivelazioni, rilanciate da NPR, sono il risultato di oltre due anni di investigazioni condotte da 14 procuratori generali statunitensi, culminate in una serie di azioni legali contro la piattaforma.
Le accuse mosse dai rappresentanti dei vari stati sono pesanti: TikTok avrebbe progettato la sua app con l’intento di creare dipendenza nei giovani, ingannando gli utenti sui rischi legati all’uso della piattaforma. I documenti interni, pur in gran parte oscurati per ragioni di riservatezza, fanno emergere l’immagine di un’azienda consapevole dei danni potenziali per la salute mentale degli adolescenti, ma non abbastanza sollecita nel mettere in atto misure efficaci per limitarli.
Tra i vari casi aperti, spicca quello del Kentucky, dove una falla nelle redazioni dei documenti ha permesso alla stampa locale di accedere e pubblicare circa 30 pagine di informazioni riservate. Il giudice statale ha successivamente sigillato l’intera causa su richiesta dell’ufficio del procuratore generale, per evitare la diffusione di informazioni commerciali sensibili e segreti industriali.
Tra i dettagli più allarmanti emersi dai documenti del Kentucky c’è la scoperta che TikTok avrebbe identificato il tempo necessario per creare dipendenza nei giovani utenti: solo 35 minuti di utilizzo. L’algoritmo personalizzato dell’app, noto per la sua capacità di “catturare” l’attenzione, è capace di far scivolare rapidamente gli utenti, soprattutto i minori, in un ciclo compulsivo di visione continua di brevi video.
Le stesse ricerche interne di TikTok evidenziano che l’uso compulsivo dell’app è strettamente correlato a effetti negativi sulla salute mentale, tra cui la perdita delle capacità analitiche, della memoria e della profondità conversazionale. E l’azienda, a quanto pare, era ben consapevole di come il tempo trascorso sulla piattaforma interferisse con attività essenziali come il sonno e gli impegni scolastici.
Negli scorsi mesi TikTok ha introdotto strumenti come limiti di tempo e video che invitano gli utenti a fare una pausa, ma documenti interni mostrano che le misure hanno avuto un impatto minimo. Gli stessi dirigenti dell’azienda avrebbero ammesso che l’obiettivo non era ridurre il tempo di utilizzo, bensì migliorare l’immagine pubblica della piattaforma. “Sono utili per dialogare con i legislatori”, ma in pratica “non sono efficaci”, avrebbe candidamente ammesso un dirigente. Secondo i dati, il limite di tempo ha ridotto l’utilizzo medio di appena 90 secondi, confermando che la funzione aveva più un valore mediatico che pratico.
Un altro aspetto emerso riguarda l’uso di filtri di bellezza che modificano i volti degli utenti, rendendoli più simili a modelli con mascelle scolpite e zigomi alti. TikTok, pur consapevole dei rischi per l’autostima dei giovani utenti, ha scelto di promuoverli senza adeguate avvertenze sui rischi legati all’immagine corporea. Ma non è finita qui: i documenti rivelano che l’algoritmo di TikTok tenderebbe a favorire volti “attraenti” nelle sezioni più visibili della piattaforma, e avrebbe persino cambiato il suo algoritmo per limitare la presenza di soggetti ritenuti “non attraenti” nella sezione “Per te”.
In passato TikTok ha dichiarato di considerare la sicurezza dei minori una priorità assoluta, evidenziando le numerose misure di protezione messe in atto, come la rimozione di utenti sospettati di essere troppo giovani. A giudicare dai documenti trapelati, tuttavia, la preoccupazione dei dirigenti aziendali sembrerebbe essere quella di aumentare il numero di utenti attivi giornalieri più che di proteggere i più giovani.