Liam Morrison, uno studente della Nichols Middle School di Middleboro, in Massachusetts, ha deciso di continuare la sua battaglia legale e sottoporla alla Corte Suprema degli Stati Uniti, dopo aver perso una causa contro la sua scuola.
Il contenzioso riguarda una maglietta che riporta la scritta “ci sono solo due generi”, che ha scatenato un dibattito nazionale sulla libertà di espressione, l’identità di genere e i diritti degli studenti.
Nel 2023, il ragazzo aveva indossato in aula l’indumento con la frase impressa e dopo essersi rifiutato di toglierla su richiesta del preside, che sosteneva che il messaggio poteva mettere a disagio alcuni allievi, il giovane è stato invitato per due volte a tornare a casa.
La famiglia dello studente, assieme all’Alliance Defending Freedom, un gruppo conservatore cristiano di difesa legale, ha intentato una causa contro l’istituto accusandolo di violare il Primo Emendamento, che garantisce la libertà di parola. Tuttavia, la Corte d’Appello di Boston, in Massachusetts, si è espressa contro Morrison.
La causa che ora approda alla Corte Suprema, ha l’obiettivo di ribaltare la sentenza.
“Questo caso non riguarda solo una maglietta”, ha dichiarato David Cortman, consulente senior di ADF, “riguarda una scuola pubblica che impedisce a un ragazzo delle medie di esprimere un punto di vista che non condivide”.
Secondo i funzionari scolastici, la T-shirt di Morrison violava il codice di abbigliamento: non possono essere indossati abiti con offese a una “classe protetta”, in questo caso gli alunni transgender. Il regolamento infatti cerca di tutelare i più vulnerabili al bullismo e ai rischi legati alla salute mentale.
La decisione di rimandare a casa lo studente ha scatenato reazioni contrastanti. Alcuni vedono nella decisione della scuola un necessario atto di tutela verso gli studenti trans. Mentre i sostenitori del giovane denunciano una limitazione della libertà di espressione, e accusano l’istituto di promuovere solo una visione ideologica e politica del genere.
Con il sostegno dell’ADF e del Massachusetts Family Institute, un’organizzazione dedicata al rafforzamento delle famiglie, Morrison continua a sostenere che la scritta non era un messaggio di odio, ma un’espressione delle sue convinzioni personali.