Nonostante la minaccia del violento uragano Milton, in Florida, dalla base del Kennedy Space Center a Cape Canaveral è stata lanciata con successo con un razzo Falcon 9 di SpaceX, la prima missione di difesa planetaria dell’Agenzia spaziale europea (ESA) denominata Hera, che raggiungerà entro il 2026 il sistema di asteroidi binari Didymos – Dimorphos, colpito due anni fa dalla missione Dart della Nasa.
In particolare l’impatto contro Dimorphos a 14.000 miglia orarie, ha liberato tonnellate di roccia nello spazio alterando l’orbita dell’asteroide.
Attualmente, l’obiettivo della missione è indagare le conseguenze dell’impatto esaminando il sito, rilevando misurazioni dettagliate della roccia per fornire nuove informazioni preziose nel caso in cui si renda davvero necessario deviare un asteroide in rotta di collisione con la Terra. Gli strumenti a bordo di Hera registreranno le dimensioni, la forma, la massa e l’orbita precise di Dimorphos in modo che i ricercatori possano capire nel dettaglio cosa sia avvenuto realmente durante l’impatto della sonda Dart sulla superficie rocciosa dell’asteroide.
Al fine della missione, lo studio della polvere attorno ai due asteroidi è fondamentale per capire la coesione di questi corpi celesti, nell’ottica di deviarli da orbite potenzialmente pericolose. Per analizzare tali detriti, sulla sonda è stato montato un sofisticato sensore per l’analisi dell’ambiente di polveri del sistema Didymos-Dimorphos, progettato in Italia dall’Istituto Nazionale di Astrofisica.
“Entro la fine delle osservazioni di Hera, Dimorphos diventerà l’asteroide più studiato della storia, il che è fondamentale, perché se un corpo di queste dimensioni colpisse la Terra, potrebbe distruggere un’intera città. Che momento emozionante per lavorare nello spazio”, scrive su X il direttore generale dell’Agenzia Spaziale Europea, Josef Aschbacher, commentando il lancio della missione Hera.