Mentre l’uragano Helene nei giorni scorsi imperversava con il vento che sibilava e i rami che si spezzavano all’esterno di una casa a Beech Island, in Carolina del Sud, un 22enne si recava nella camera dei nonni per verificare che stessero bene.
Il 78enne Jerry e la moglie, la 74enne Marcia, erano a letto. “Abbiamo sentito un forte rumore”, ha raccontato John Savage il nipote degli anziani, “ricordo di essere tornato a controllarli, era tutto a posto”.
Poco dopo, un altro suono terribile ha scosso l’abitazione. Un enorme albero si era abbattuto sulla camera da letto dei coniugi, uccidendoli sul colpo. “Tutto quello che si vedeva era il soffitto e la pianta”, ha ricordato John. I suoi nonni sono stati trovati abbracciati e la famiglia, seppure devastata dal dolore, crede che il loro destino fosse appunto quello di morire assieme.
Marcia e Jerry si erano fidanzati da adolescenti ed erano sposati da oltre 50 anni. “Si sono amati fino al giorno della loro morte”, ha dichiarato John; suo nonno in un estremo atto ha cercato di proteggere la donna col suo corpo.
L’uragano Helene rappresenta una delle tempeste più letali nella storia degli Stati Uniti. Almeno 200 persone avrebbero già perso la vita, secondo quanto riferito dell’emittente CBS News, molte delle quali vittime di alberi caduti.
Anche il presidente Joe Biden e la vicepresidente Kamala Harris hanno visitato le aree colpite dalle inondazioni, incontrando le comunità che hanno perso ogni cosa e che si stanno confrontando con desolazione e morte.
I decessi provocati da fenomeni atmosferici come questo non si limitano ai giorni immediatamente successivi all’evento. Secondo uno studio della Doerr School of Sustainability dell’Università di Stanford, il numero di morti può rimanere elevato per anni a causa dei problemi economici e sociali causati dalle tempeste.
Oltre alla devastazione immediata, Helene ha messo sotto i riflettori un altro fenomeno preoccupante: l’abbandono climatico. Uno studio della First Street Foundation, un’organizzazione senza scopo di lucro che si occupa di questioni climatiche, pubblicato su Nature Communications, ha analizzato i dati del Census Bureau, l’ufficio del censimento americano, e del rischio di inondazioni per scoprire le tendenze migratorie in atto nelle aree ad alto rischio di alluvione.
Emerge che alcune comunità hanno perso una significativa porzione di popolazione tra il 2000 e il 2020, proprio a causa delle tempeste legate ai cambiamenti climatici. Queste “aree di abbandono climatico” hanno subito una perdita netta di oltre 3,2 milioni di abitanti, una tendenza che si prevede continuerà nei prossimi decenni. Entro il 2053, si stima che queste zone perderanno un ulteriore 24% di popolazione, con conseguenze drammatiche per l’economia locale e la composizione sociale dei quartieri.
L’uragano Helene non rappresenta quindi una tragedia momentanea – quella che ha spezzato la vita di persone come Marcia e Jerry Savage – ma anche un avvertimento per il futuro. Gli impatti del cambiamento climatico influenzeranno la vita di milioni di persone, costringendole a spostarsi e a lasciare terre svuotate e fragili.