Melania Trump stupisce ancora: nell’ennesima dimostrazione che si considera un’entità diversa dal marito candidato alla Casa Bianca, si lancia in una appassionata difesa del diritto delle donne a controllare il proprio corpo, incluso il diritto all’aborto. La ex first lady ha scritto un memoir che uscirà in libreria un mese prima del voto del 5 novembre, martedì prossimo 8 ottobre (editore Skyhorse).
“È imperativo garantire che le donne abbiano autonomia nel decidere se vogliono avere figli, in base alle proprie opinioni, senza alcuna interferenza da parte del governo” scrive la moglie del candidato repubblicano, nel pieno di una campagna in cui l’aborto è un tema cruciale, perché suo marito da presidente ha fatto in modo che la tutela federale dell’interruzione di gravidanza venisse scardinata e in quasi metà degli Stati Uniti ora abortire è più difficile o pressoché impossibile.
“Perché qualcuno a parte la donna stessa dovrebbe avere il potere di determinare cosa la donna farà con il suo corpo? Il diritto fondamentale alla libertà individuale, alla sua stessa vita, garantisce alla donna l’autorità di mettere fine alla gravidanza se lo desidera. Limitare il diritto di una donna a scegliere se porre fine a una gravidanza non desiderata equivale a negarle il controllo sul proprio corpo. Ho avuto questa convinzione interiore per tutta la mia vita adulta”.
Le citazioni vengono dal Guardian, che ha ottenuto una copia del libro, semplicemente intitolato Melania, in bianco su copertina nera.
Questa difesa appassionata dell’interruzione di gravidanza rivela Melania Trump in profondo disaccordo con la linea ufficiale del suo partito. La moglie dell’ex presidente raramente esprime in pubblico le sue opinioni politiche. Non sta partecipando alla campagna elettorale.
Melania è un libretto sottile che si dilunga sulla descrizione della vita da ragazza in Slovenia della ex first lady, sulle sue memorie da giovane modella e sull’amore per l’uomo di cui è diventata la terza moglie. Donald Trump firma la seconda di copertina, lodando della moglie “la dedizione all’eccellenza… la visione perspicace… i successi imprenditoriali”.
Tuttavia, c’è da chiedersi se questa appassionata difesa del diritto di aborto nuocerà o meno alla campagna Trump. Le statistiche dicono che le donne americane sono in larga maggioranza favorevoli al diritto di aborto. Che lo sia anche Melania potrebbe smussare il fastidio di molte donne repubblicane all’idea di votare per l’uomo che ha limitato fortemente questo diritto.
Nel 2022, davanti alla Corte Suprema, nel caso Dobbs contro Jackson tre giudici nominati da Donald Trump presidente hanno votato per cancellare la sentenza Roe contro Wade che da cinquant’anni proteggeva il diritto federale all’aborto. La legislazione in materia è stata così rimandata ai singoli Stati, e quelli repubblicani si sono affrettati a istituire divieti più o meno rigidi.
Visto quanto il tema accende gli animi – si cominciano a contare le donne che sono morte perché non sono riuscite a ottenere un aborto – Trump nelle sue dichiarazioni recenti è stato ondivago, cercando di recuperare terreno. Durante il dibattito tv con la rivale democratica Kamala Harris ha sostenuto che personalmente potrebbe essere favorevole all’aborto in certi casi, ma che l’opinione di tutti i giuristi era che fosse materia statale e non federale, dunque la decisione della Corte Suprema ha messo fine a un dibattito che squarciava il paese da anni.
Naturalmente non è vero che il dibattito è finito, anzi. È solo vero che adesso sono soddisfatti i donatori e gli elettori più conservatori, soprattutto i cattolici e gli evangelici.
Ma i democratici hanno ottenuto una serie di vittorie elettorali facendo campagna sull’aborto e sulla minaccia alla salute riproduttiva, anche in Stati conservatori.
Il vicepresidente repubblicano designato JD Vance da parte sua ha dichiarato che sarebbe a favore di un bando nazionale sull’aborto. E in Florida, uno dei dieci Stati dove in novembre si voterà anche per un referendum sull’aborto, come voterà Trump? Melania – che come il marito ha la residenza a Mar-a-Lago, a Palm Beach, in base alle sue parole dovrebbe votare per allargare le maglie della legge attuale, molto restrittiva (si può abortire solo fino alla sesta settimana di gravidanza, termine entro cui spesso non ci si rende neanche conto di essere incinta). E Donald Trump? Si è contraddetto, ma alla fine ha spiegato che voterebbe no.
Ma appunto, il terreno elettorale su cui si muove Trump vorrebbe sostenere che la decisione debba essere statale, o addirittura regionale, o individuale. Come questo si concili con i diritti individuali delle donne non è chiaro, ma la confusione ideologica potrebbe far gioco al repubblicano fra certe fasce delle elettrici GOP.
Melania Trump però si dice favorevole non solo all’aborto – parte della libertà individuale, scrive, di un “nucleao fondamentale di principi” su cui “non c’è spazio negoziale” ma elenca i motivi per cui una donna può legittimamente decidere di abortire, includendo stupri, incesti e “un difetto congenito” del feto o “gravi condizioni mediche”, e siccome “il tempo è importante” bisogna poter abortire anche a gravidanza avanzata: “storicamente la maggior parte degli aborti negli ultimi trimestri sono legati a gravi anomali del feto che avrebbero portato alla morte del neonato e forse della madre. Come comunità dovremmo sostenere queste linee guida di buon senso”.
In Melania la ex first lady accenna anche alle sue opinioni sull’immigrazione – immigrata lei stessa qual è. Ma i suoi disaccordi in materia con Donald, spiega, li ha tenuti per sé. “Opinioni diverse su certi temi in politica fra me e mio marito fanno parte del nostro rapporto”, scrive, “ma pensavo fosse meglio esprimermi in privato che sfidarlo in pubblico”. Fino ad ora.