Le sirene cominciano a suonare a Tel Aviv, Gerusalemme e Haifa: oltre 180 missili sono stati contati dalle autorità israeliane. L’Iran sta lanciando il contrattacco dopo l’invasione di terra del Libano da parte dell’esercito di Israele. Il presidente Benjamin Netanyahu via video ha minacciato: “L’Iran ha commesso un grave errore questa notte e lo pagherà. Il regime iraniano non capisce la nostra determinazione a difenderci e a vendicarci dei nostri nemici”.
Lo aveva annunciato Washington solo qualche ora fa: “L’Iran si sta preparando per un attacco imminente con missili balistici contro Israele”. L’amministrazione statunitense aveva aggiunto che, se effettivamente si fosse dovuta verificare un’escalation del conflitto entro le prossime 12 ore, ci sarebbero state “gravi conseguenze” e che sarebbe stata pronta a sostenere la risposta israeliana – tre squadroni di caccia americani sono già in volo verso il Medio Oriente, secondo le dichiarazioni dello United States Central Command. L’ambasciata USA ha diramato “un avviso di allerta di alto livello ai suoi dipendenti in Israele e nei Territori palestinesi, ordinando loro di tornare a casa e di prepararsi a entrare in un rifugio antiaereo”. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller, ha assicurato che stanno lavorando con le compagnie aeree per “fornire più posti a sedere” ai cittadini americani che voglio abbandonare il Libano.
Domenica sera, il Pentagono aveva già minacciato che “se l’Iran o i suoi alleati dovessero sfruttare questo momento per colpire il persone o gli interessi americani nella regione, gli Stati Uniti prenderanno tutte le misure necessarie per difendere il nostro popolo”. Tuttavia, non è stato specificato il contrattacco a cui si farebbe ricorso. Dopo l’attacco, il Dipartimento della Difesa ha riferito che non ci sono stati feriti tra le truppe americane, circa 40.000 presenti nella regione.
L’ultimo attacco da parte dell’Iran risaliva ad aprile, quando oltre 320 droni, cruise missili e ordigni balistici si sono annientati sui cieli di Gerusalemme e Tel Aviv. Ma era stato annunciato con largo anticipo e l’IDF aveva intercettato e distrutto tutti i missili. Già allora gli Stati Uniti avevano minacciato “gravi conseguenze” e pesanti sanzioni, spronando al dialogo verso un cessate il fuoco, a cui non si è ancora arrivati. A distanza di qualche mese, muore il presidente Ebrahim Raisi e viene eletto il moderato Masoud Pezeshkian, che, la scorsa settimana, è intervenuto a sorpresa alla 79esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite. “Noi cerchiamo la pace per tutti e non abbiamo intenzione di entrare in conflitto con nessun Paese”, denunciando le “barbarie” dell’IDF.
Nella mattinata italiana, l’IDF aveva avvertito di evacuare quasi due dozzine di comunità libanesi al confine Sud, preparandosi a un’ulteriore azione dopo l’attacco “mirato” di lunedì. Le truppe hanno varcato via terra il perimetro libanese per portare a termine una serie di “iniziative circoscritte”, o “raid limitati” come sono stati definiti dalle autorità di Tel Aviv, che puntano a colpire le infrastrutture di Hezbollah perché Israele “non si fermerà finché la sicurezza non sarà garantita”. Sono stati pubblicati diversi video che mostrano i soldati entrare nelle case e nei tunnel dove il gruppo terrorista custodiva le armi.
Con questo obiettivo, nelle ultime ore, Israele ha esteso il conflitto anche in Yemen per colpire gli Houthi, un’altra milizia affiliata ad Hamas ed Hezbollah e finanziata dall’Iran, acerrimo nemico di Tel Aviv. Alcuni jet israeliani hanno colpito alcune centrali idroelettriche e un porto marittimo a Hodeidah, che pare fosse usato per importare armi da Teheran, causando quattro morti e una trentina di feriti. Yoav Gallant, ministro della Difesa di Tel Aviv, ha rivendicato l’attacco annunciando che “nessun posto è troppo lontano”.
L’attacco israeliano continua anche a Gaza. È stata bombardata la scuola di Um Al-Fahm a Beit Lahiya, che ospitava migliaia di persone sfollate. Lo stesso destino ha subito un campo profughi a Jabalia. In totale, si stimano una decina di morti e centinaia di feriti.