L’attacco israeliano che ha ucciso Nasrallah ha sollevato ulteriori interrogativi sulle comunicazioni tra gli Stati Uniti e il loro alleato israeliano. Secondo quanto riferito dai funzionari statunitensi, gli israeliani non hanno avvertito in anticipo le loro controparti americane dell’attacco di venerdì.
Alla Casa Bianca erano già irritati dal fatto che Netanyahu avesse respinto la proposta di cessate il fuoco di 21 giorni avanzata da Stati Uniti e Francia, e dal fatto che erano stati tenuti all’oscuro dell’operazione all’inizio del mese in cui sono stati fatti esplodere cercapersone e walkie-talkie utilizzati da membri di Hezbollah.
Ora, secondo quanto riferisce il Washington Post, l’Amministrazione pensa che rischio più immediato sia rappresentato dal modo in cui l’Iran sceglierà di rispondere all’uccisione del leader del suo più importante gruppo militante.
Il 64enne Nasrallah era a capo di quella che è considerata una delle più potenti forze paramilitari del mondo, trovatasi ora senza un chiaro successore in un momento critico. Qualsiasi coinvolgimento diretto dell’Iran rischia di trascinare nella guerra il principale alleato di Israele, gli Stati Uniti, a poco più di un mese dalle elezioni presidenziali USA e in un momento in cui Teheran ha segnalato il suo interesse a rinnovare i negoziati con gli Stati Uniti sul suo programma nucleare.
Gli esperti credono che la guida della milizia sciita possa ora passare a Hashem Safieddine, un cugino di Nasrallah che supervisiona gli affari politici del gruppo. Non si sa se sia sopravvissuto all’attacco di venerdì, dal momento che la dichiarazione di Hezbollah che annunciava la morte di Nasrallah venerdì non menzionava un successore (che verrà nominato dal Consiglio della Shura).
Intanto, il Dipartimento di Stato ha aumentato ieri il suo “ammonimento di viaggio” in Libano. L’avviso aggiornato ha caldamente invitato i cittadini americani a lasciare il paese finché i voli commerciali sono ancora disponibili. La situazione è instabile e si teme che i voli possano presto diventare indisponibili se la situazione della sicurezza dovesse peggiorare. Paesi come il Canada stanno valutando la possibilità di organizzare un’evacuazione marittima per i propri cittadini proprio a causa del numero limitato di voli e del rischio di una escalation del conflitto nella regione.