A fine mese l’America darà l’addio a un controverso antidolorifico: un lecca-lecca a base di Fentanyl. La Food and Drug Administration, l’agenzia che controlla alimenti e medicinali, ha comunicato che il prodotto, e altre formulazioni ritenute responsabili di aver alimentato l’epidemia di overdose da oppioidi, non verranno più prodotti.
Il preparato, che i medici chiamano “Fentanyl transmucoso a rilascio immediato” o farmaco TIRF, ha generato molteplici indagini e cause legali contro le case farmaceutiche che lo avevano commercializzato in maniera massiva.
“Attualmente sono circa 150 i pazienti che ricevono un trattamento con farmaci TIRF”, ha sottolineato la FDA in una dichiarazione. “Coloro che assumono questa terapia potranno continuarla fino a quando la fornitura sarà disponibile”.
La casa farmaceutica Cephalon aveva ottenuto l’approvazione della FDA per commercializzare il prodotto per il trattamento di pazienti oncologici che avevano tolleranza agli oppioidi meno potenti. I marchi distribuiti includevano Actiq, che prevedeva una pastiglia zuccherata su un bastoncino, e Fentora, una compressa progettata per dissolversi in bocca.
Tuttavia, alcune indagini avevano rivelato che diversi rivenditori legati all’azienda violavano le regole imposte, invitando i medici a prescrivere con frequenza preparati che creavano dipendenza “off-label”, al di fuori del ristretto ambito dell’approvazione dell’agenzia.
Teva Pharmaceuticals, un colosso della biofarmaceutica americana che aveva acquisito Cephalon nel 2011, principale produttrice di Actiq (la cui vendita fruttava circa 173 milioni di dollari all’anno), aveva rallentato la diffusione del prodotto. La multinazionale aveva anche comunicato di aver raggiunto accordi per le cause intentate dai governi locali e statali, che avevano accusato l’azienda di promuovere Actiq e altri antidolorifici minimizzando i rischi di dipendenza.
Nel 2020 la FDA aveva deciso di inasprire ulteriormente le restrizioni sulle prescrizioni, dopo aver consultato i dati dei ricercatori che evidenziavano come “la metà dei pazienti che li assumevano non fossero tolleranti agli oppioidi”.