È salito a 25 il numero delle persone rimaste uccise mercoledì in Libano per le esplosioni di walkie-talkie e cercapersone nelle mani dei militanti di Hezbollah. I feriti sono più di 600. Il giorno prima, altre 12 persone erano rimaste uccise nelle esplosioni dei pager, mentre i feriti erano stati più di 2.300, fra cui moltissimi civili finiti nel raggio degli scoppi. Feriti per lo più agli arti o agli occhi: secondo l’emittente libanese MTV, almeno 300 hanno perso completamente la vista.
Mentre si contano i danni e le vittime, cresce il timore di un allargamento del conflitto, con la rappresaglia di Hezbollah, il cui leader Hassan Nasrallah ha tenuto una attesa conferenza stampa da località ignora, come sempre. “Non c’è dubbio che abbiamo subito un colpo enorme, sia sul fronte umano che della sicurezza, senza precedenti” ha detto, accusando Israele di aver oltrepassato ogni limite: “Migliaia di cercapersone sono stati presi come bersaglio dal nemico israeliano e sono esplosi contemporaneamente. Con questa operazione il nemico ha oltrepassato tutti i limiti, tutte le leggi e tutte le linee rosse. Non ha avuto alcuna remora, né morale, né umana, né legale”. Nasrallah giura che la resistenza in Libano non cederà mai: “Dopo tutte queste ferite, tutto questo dolore, dicono chiaramente che quali che siano le conseguenze, qualunque siano le possibilità o l’orizzonte per la regione, la resistenza in Libano non smetterà mai di sostenere e appoggiare la gente di Gaza, della Cisgiordania e le persone vulnerabili su questa santa terra”.
Intanto i media di tutto il mondo continuano a interrogarsi sulla logistica di questo maxi attentato che tutti attribuiscono allo Stato ebraico. La produzione stessa dei cercapersone secondo il New York Times sarebbe avvenuta materialmente per mano di alcune aziende create dai servizi segreti, con licenza di una azienda taiwanese, la Gold Apollo. Israele avrebbe insomma prodotto questi cavalli di Troia sotto forma elettronica e poi infiltrato la rete di hezbollah per distribuirli, in una operazione preparata per mesi, forse anni.
L’azienda taiwanese ha declinato ogni responsabilità affermando di aver concesso il marchio in licenza a una casa ungherese, la BAC Consulting di Budapest. Tre funzionari dell’intelligence hanno detto al TImes che la BAC era però una scatola vuota creata da Israele appositamente per produrre le mini bombe; ci sarebbero almeno altre due compagnie farlocche.
In questo mondo degno di un romanzo di Le Carré (o di Michael Crichton) ci sarebbe anche un risvolto italiano: la BAC Consulting, secondo il Sole 24Ore, è stata fondata nel 2022 da da un’italiana, Maria Rosaria Arcidiacono. Per il sito BaHa, che è andato a controllare Opten, sito che registra le compagnie ungheresi, la fondatrice e CEO si chiama Cristiana Rosaria Barsony-Arcidiacono e la società ha sede in via Szonyi a Budapest.

Su Linkedin, Cristiana Rosaria Barsony-Arcidiacono, “strategic advisor, business developer” risulta in effetti collegata alla BAC Consulting di Budapest, la cui mission però pare molto lontana dalla produzione di cercapersone: “Offriamo consulenze approfondite per guidare il viaggio dei nostri clienti verso innovazione e sostenibilità tutelando la connessione e l’autenticità”, dice – in inglese – elencando come servizi principali “business development, management consultancy, strategy e partnership planning”.
Secondo il Times invece BAC effettivamente produceva cercapersone anche per clienti normali, ma gli unici importanti erano quelli di Hezbollah, solo che i loro apparecchi avevano in pancia l’esplosivo PETN.
Altra azienda in realtà scatola vuota sarebbe Norta Global, sede a Sofia: secondo le autorità bulgare, sarebbe coinvolto nella fornitura di cercapersone a Hezbollah.
I cercapersone cominciarono ad essere inviati in Libano nell’estate del 2022, ben due anni fa, in piccoli numeri. L’ironia della vicenda è che l’impiego dei pager è stato incentivato perché Nasrallah aveva denunciato la capacità di Israele di penetrare nei telefoni cellulari attivando a distanza microfoni e videocamere. Lo Stato ebraico avrebbe investito milioni di dollari in queste tecnologie, e nei ranghi di Hezbollah si era diffusa la notizia che nessuna comunicazione telefonica, neanche via sistemi di messaggi criptati, era sicura.