I veleni della disinformazione corrono in rete, si moltiplicano e, nonostante le smentite, diventano un’arma politica. Fiele disseminato per dividere il Paese, aizzare e solleticare i bassi istinti che l’America bigotta non riesce a estinguere e che, naturalmente, hanno delle conseguenze. E non sempre sono quelle volute.
Le grossolane bugie date in pasto a un elettorato bempensante, riprese e raccontate dall’ex presidente Donald Trump a 67 milioni di americani nel dibattito che ha avuto con Kamala Harris sugli haitiani che vivono a Springfield, in Ohio – secondo il tycoon, hanno distrutto la città e “mangiano i cani e i gatti” dei vicini, – si stanno mostrando letali per la sua reputazione. In pochi giorni, Harris lo ha superato nei sondaggi presidenziali.
A una settimana da queste affermazioni, la candidata democratica continua a veder crescere il suo vantaggio su Trump, ora distanziato di 6 punti a livello nazionale.
Secondo un sondaggio pubblicato questa mattina da Morning Consult, la vicepresidente è al 51% dei consensi, il vantaggio più ampio registrato da quando si è candidata, mentre Trump è al 45%. C’è poi un 2% di indecisi e un ulteriore 2% che preferirebbe avere altri candidati. Il rilevamento poi conferma che la netta maggioranza, il 61%, degli elettori che hanno seguito il dibattito ritiene che Harris abbia vinto il duello. Una conclusione condivisa anche da un repubblicano su 5. Mentre appena il 33% afferma che il vincitore è stato Trump. Tra i punti di forza della vicepresidente ci sono gli elettori più giovani, tra i quali ha il 56% contro il 41%, e gli afroamericani, che in stragrande maggioranza, il 78% contro il 18%, la sostengono. Inoltre un altro sondaggio, pubblicato oggi da Human Rights Campaign, registra che il 77% degli elettori che appartengono alla comunità LGBT+ voterà per Harris, contro appena l’8% che sostiene Trump.
NEW: Harris leads Trump by a record-high 6 percentage points among likely voters, 51% to 45%, up from a 3-point advantage before their debate last week. https://t.co/aYxC6sOqu7
— Morning Consult (@MorningConsult) September 17, 2024
In un altro sondaggio, condotto da US Today-Suffolk University, la candidata democratica ha un vantaggio di 3 punti su Trump in Pennsylvania, uno dei sette Stati chiave che appare cruciale per andare alla Casa Bianca. Secondo l’indagine demoscopica, Harris è al 49% contro il 46% dell’ex presidente. Il vantaggio della vicepresidente cresce ancora tra gli elettori indipendenti, con una forbice tra i due candidati di 5 punti, il 43% contro il 38%. Il punto di forza del tycoon resta l’elettorato bianco, tra i quali Trump raccoglie il 53% dei favori contro il 41% di Harris, che però ha un vantaggio ancora maggiore, 17 punti, tra le donne, con il 56% contro il 39%. Ma non solo. Secondo il Des Moines Register/Mediacom, l’ex presidente è avanti in Iowa solo di quattro punti, 47 a 43, il minimo tra i due candidati e un segnale incoraggiante per i democratici, perché significa che la popolarità della vicepresidente è in crescita anche in una delle roccaforti trumpiane.
Secondo gli analisti politici, a far perdere punti all’ex presidente sono state le ridicole falsità razziste raccontate in tv per aizzare la divisione contro una comunità tra le più emarginate del pianeta. Tanto che anche uno dei più stretti alleati di Trump, il senatore Lindsey Graham, lo ha invitato a desistere dal continuare a parlare di Springfield e dei gatti mangiati. “Una storia non vera, bollata da molti commentatori e politici come la più grossa bufala della campagna elettorale. Penso – ha detto Graham – che il miglior modo per denunciare il fallimento del governo sulla politica migratoria sia quello di parlare delle donne rapite e uccise, del fentanyl, che entra nel nostro Paese dal Messico grazie a un sistema di controllo al confine che non funziona. Penso sia meglio parlare di questo che non di una storia inventata”.
Dopo le bugie raccontate da Trump ci sono state più di trenta telefonate i cui si minacciavano attentati alle scuole, al comune, agli ospedali. I membri della comunità haitiana di Springfield hanno dichiarato ai giornalisti di essere nervosi all’idea di lasciare le proprie case, poiché la città rimane in stato di massima allerta.
“None of this attention that’s been brought upon Springfield, OH is helping us…now we have threats. Now we’re having to respond. This is costing the city hundreds of thousands of dollars of expense.”
Springfield mayor joins @Boris_Sanchez. pic.twitter.com/sZo4uzBHeu
— CNN News Central (@NewsCentralCNN) September 17, 2024
“Ci serve aiuto, non odio – afferma il sindaco di Springfield, Rob Rue, ai microfoni di CNN. – Le affermazioni infondate di Trump danneggiano la nostra comunità“. Secondo Rue, è molto avvilente che parte di questa retorica arrivi dal vicepresidente scelto da Trump nella corsa elettorale, JD Vance, che è il senatore repubblicano dello Stato.
Dal 2020, migliaia di immigrati haitiani si sono trasferiti negli USA. Moltissimi a Miami, ma tanti altri nelle città della Rust Belt alla ricerca di un lavoro. Gente fuggita alla fame e alla brutalità di un Paese dilaniato dalla violenza criminale e politica, alla ricerca di una vita migliore, sposando l’idea che ha costruito gli Stati Uniti.
Un afflusso massiccio in molte città che nel corso degli anni hanno subito un decadente declino dopo che le fabbriche avevano chiuso e portato le attività fuori dagli Stati Uniti. Poi il covid nel 2020 aveva fatto il resto. Springfield, da circa 90 mila abitanti che aveva negli anni Settanta, ne ha ora 60 mila e, di questa popolazione, un terzo, 20 mila circa, è haitiano. I nuovi immigrati hanno contribuito a ringiovanire la città, a riavviare le attività produttive, fabbriche e negozi, che avevano chiuso, ma hanno anche messo alla prova i servizi sociali, quelli scolastici, e hanno creato una maggiore competizione per gli alloggi a prezzi accessibili, creando una animosità di sottofondo che poi è stata trasformata in qualcosa di completamente diverso nei giorni che hanno preceduto il dibattito presidenziale grazie ai veleni disseminati in rete. Prima sfruttando una vicenda di follia di una donna afroamericana di Canton, Ohio, che in un raptus ha ucciso un gatto. Poi per un incidente d’auto causato da un anziano haitiano, ubriaco e senza la patente di guida, che era andato a sbattere contro uno school bus uccidendo un bambino. Due fatti di cronaca nera, peraltro non correlati, che hanno preparato il terreno per il linciaggio mediatico contro gli haitiani di Springfield. Bugie che trovano il consenso tra la larga fetta dei sostenitori di Trump, ma che, sondaggi alla mano, la maggior parte degli americani respinge.