Il Governo venezuelano ha reso noto l’arresto di sei cittadini stranieri, tra cui un ex Navy SEAL statunitense, accusati di complottare per “destabilizzare” il Paese.
Il ministro dell’Interno Diosdado Cabello ha affermato che il presunto complotto sarebbe stato orchestrato dalla CIA con l’intento di assassinare il presidente Nicolás Maduro. Secondo Cabello, anche il Centro Nazionale di Intelligence spagnolo sarebbe stato coinvolto. Madrid ha immediatamente richiesto ulteriori informazioni sui presunti connazionali detenuti e ha chiesto di verificare la loro identità e le accuse a loro carico.
Durante una conferenza stampa, Cabello ha identificato il presunto Navy SEAL come William Joseph Castañeda Gómez e ha elencato altri due americani arrestati: David Estrella e Aaron Barrett Logan. Dietro le sbarre sono finiti anche due cittadini spagnoli, José María Basoa Valdovinos e Andrés Martínez Adasme, e un cittadino ceco, Jan Darmovzal. Le autorità venezuelane hanno inoltre sequestrato 400 fucili statunitensi legati al presunto complotto.
Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha respinto con forza le accuse, definendole “categoricamente false”. Un portavoce della diplomazia di Washington ha confermato l’arresto di un militare statunitense in Venezuela, ma ha escluso qualsiasi coinvolgimento degli Stati Uniti in un piano per rovesciare Maduro. “Gli Stati Uniti continuano a sostenere una soluzione democratica alla crisi politica in Venezuela”, ha dichiarato il portavoce.
Il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Ceca ha confermato l’arresto di un connazionale e ha fatto sapere che l’ambasciata ceca a Bogotá sta mantenendo i contatti con la famiglia dell’individuo, dato che Praga non ha un’ambasciata a Caracas.
Gli arresti giungono in un momento critico per il Venezuela, segnato da una profonda crisi politica in seguito alle elezioni presidenziali di luglio. Nicolás Maduro si è dichiarato vincitore per la terza volta consecutiva a seguito di una tornata elettorale ampiamente contestata. L’opposizione, guidata dall’ex diplomatico Edmundo Gonzalez, ha denunciato frodi elettorali e pubblicato schede di conteggio che indicano una possibile sconfitta del socialista. Gli Stati Uniti hanno riconosciuto Gonzalez come il candidato con il maggior numero di voti, ma non lo hanno formalmente designato come presidente eletto.
La scorsa settimana, Gonzalez ha chiesto asilo politico in Spagna dopo che è stato emesso nei suoi confronti un mandato di arresto contro di lui per terrorismo, cospirazione e altri crimini. Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a funzionari venezuelani vicini a Maduro e hanno sequestrato un aereo utilizzato dal presidente per viaggi internazionali, con un secondo aereo sotto sorveglianza 24 ore su 24 nella Repubblica Dominicana.
Secondo Human Rights Watch, la repressione post-elettorale ordita da Maduro è la più severa degli ultimi anni, con manifestazioni violentemente represse e circa 2.400 persone arrestate. Molti altri invece stanno fuggendo dal Paese.