La vicenda penale sul coinvolgimento di Donald Trump nel tentativo insurrezionale del 6 gennaio 2021 è tornata in tribunale a Washington questa mattina. Dopo una lunga schermaglia tra avvocati e pubblici ministeri il magistrato alla fine dell’udienza ha stabilito un calendario nel procedimento contro l’ex presidente per la tentata sovversione del voto nel 2020 che consentirà ai procuratori di rilasciare prima delle elezioni presidenziali prove mai viste prima, come le trascrizioni della giuria. La scadenza per la presentazione da parte dei procuratori è stata fissata per il 26 settembre. Un punto a favore dell’accusa, mentre la difesa di Trump cercava di ritardare la pubblicazione delle prove dopo il voto. Per ora la giudice non ha programmato ulteriori udienze o la data del processo.
Questa mattina gli avvocati di Trump e il procuratore speciale Jack Smith si sono presentati davanti alla giudice distrettuale Tanya Chutkan per definire come procederà il processo dopo che la Corte Suprema ha stabilito a giugno che Trump gode di una ampia immunità dai procedimenti penali nella veste di presidente.
A incombere sul caso è il calendario elettorale di quest’anno. Trump non si è presentato nell’aula del processo, a pochi passi dal luogo della rivolta al Campidoglio di oltre tre anni fa. I suoi avvocati hanno parlato per lui e si sono preoccupati del tipo di prove che i pubblici ministeri renderanno pubbliche nelle prossime settimane, “in un momento molto delicato nella storia della nostra nazione”, ha detto uno dei legali. Ma la giudice Chutkan ha respinto categoricamente l’idea che il calendario politico o la posizione di Trump sulla scheda elettorale, come candidato repubblicano alla presidenza, debbano avere un ruolo nelle sue decisioni. “In questa aula non si parla della presidenza degli Stati Uniti”, ha affermato la magistrata. “Si discute di un’incriminazione penale di quattro capi d’imputazione”.
Thomas Windom, un procuratore che lavora per il team di consulenti speciali del Dipartimento di Giustizia,aveva dichiarato prima che il magistrato emettesse la sua decisione che solo la giudice avrebbe controllato se le nuove prove dovessero essere rese pubbliche. Ha sottolineato la necessità che Chutkan consideri tutti gli aspetti dell’immunità di Trump altrimenti, ha minacciato, ci sarebbero stati altri appelli alla Corte Suprema. Secondo Windom, l’accusa è pronta a presentare il caso sostenendo che Trump il 6 gennaio stesse agendo solo come candidato politico, per un guadagno personale, e non come il presidente degli Stati Uniti.
Probabilmente la più grande battaglia tra avvocati difensori e pubblici ministeri ci sarà sulla testimonianza dell’ex vicepresidente Mike Pence. Trump è accusato di aver fatto pressioni su di lui per ritardare lo spoglio elettorale il 6 gennaio 2021, mentre una folla fuori dal Congresso urlava “impicchiamo Mike Pence”.
L’avvocato di Trump John Lauro ha affermato che la testimonianza di Pence deve essere respinta “perché le comunicazioni tra i due ricadono nei parametri dell’immunità”. La giudice ha risposto di non essere così sicura che questa sia la giusta interpretazione della decisione dei magistrati della Corte Suprema. “Le conversazioni del presidente con il vicepresidente – ha detto Windom – sono coperte se si parla di fatti che trattano lo Stato, non se riguardano gli interessi personali o la cospirazione di commettere un atto criminale”.
Il procuratore speciale Jack Smith aveva chiesto a Chutkan il permesso di presentare l’ampia memoria del caso contro Trump per valutare se l’ex presidente sia immune dalle accuse di abuso di potere per ribaltare la vittoria di Joe Biden. La memoria, che una volta depositata diventa pubblica, rappresenta uno sviluppo legale dannoso per Trump a pochi giorni dal voto.
Ora con la scadenza del 26 settembre per depositare questa nuova memoria di Jack Smith si apre un nuovo contenzioso che rischia di ritardare l’apertura del procedimento che accusa Trump di aver tentato di sovvertire il risultato delle elezioni del 2020. Il processo era stato congelato poiché i legali avevano fatto ricorso alla Corte Suprema, appellandosi all’immunità di cui godono gli atti presidenziali.
Queste controversie preliminari devono essere risolte prima di avviare il procedimento. Inoltre, sia la stessa magistrata che la pubblica accusa credono che su qualunque decisione venga presa in aula gli avvocati di Trump faranno appello per cercare di ritardare ancora l’inizio del processo.
Tuttavia, Chutkan ha dato ai procuratori la possibilità di presentare prove compromettenti contro Trump entro il 26 settembre, una tempistica che coincide con le ultime settimane della campagna presidenziale.