Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha annunciato mercoledì le sue dimissioni in una delle più grandi ristrutturazioni governative dall’inizio della guerra. Kuleba, 43 anni, non ha fornito motivazioni specifiche per il suo passo indietro, e le sue dimissioni saranno discusse nella prossima sessione del parlamento, come confermato dal presidente dell’assemblea, Ruslan Stefanchuk.
Il presidente Volodymyr Zelenskyy aveva già annunciato un’imminente ristrutturazione governativa in vista dei mille giorni di guerra che cadranno questo novembre, con Mosca che continua a devastare le infrastrutture critiche ucraine, mettendo fuori uso circa il 70% della capacità di produzione e interrompendo servizi essenziali di riscaldamento e acqua.
Fino a oggi Kuleba era stata la seconda figura di maggior spicco dopo Zelensky nel comunicare all’Occidente le necessità di Kyiv. La scelta del suo successore, che potrebbe essere il suo vice Andrii Sybiha, sarà annunciata giovedì. Il nuovo Ministro degli Esteri avrà il compito di rappresentare l’Ucraina all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di New York la prossima settimana, nel tentativo di ottenere ulteriore supporto globale.
Non sarà solo lui a uscire dal consiglio dei ministri: oltre la metà dei membri attuali potrebbero lasciare nelle prossime ore su volontà di Zelensky. Davyd Arakhamiia, leader del partito del presidente, ha confermato che le nuove nomine verranno ufficializzate giovedì.
Nel frattempo, gli attacchi russi continuano a devastare l’Ucraina. Dopo i raid di Poltava che hanno provocato 53 morti martedì, mercoledì uno strike notturno russo a Leopoli, vicino al confine polacco, ha provocato la morte di almeno sette persone e ferito almeno 35 civili, inclusi un bambino e un operatore sanitario. Un altro attacco ha colpito Kryvyi Rih, la città natale di Zelensky, causando cinque feriti.
L’Istituto per lo Studio della Guerra di Washington sostiene che Putin voglia assorbire lentamente e indefinitamente l’Ucraina attraverso avanzamenti graduali, mirando a un conflitto di logoramento delle forze ucraine e a esaurire il sostegno occidentale. Nonostante l’incursione ucraina nella regione russa di Kursk, per Putin la priorità rimane infatti l’espansione dell’offensiva nell’Ucraina orientale. Gli attacchi incessanti su Donetsk, dove l’Ucraina lamenta una cronica penuria di truppe e difese aeree, e i bombardamenti a lungo raggio sulle aree civili, sarebbero indicativi proprio della determinazione russa a schiacciare la resistenza ucraina.