Da nord a sud, tutto d’un tratto l’Italia sembra essersi risvegliata nella morsa dell’overtourism.
Dopo lo schiaffo del New York Times a Bologna, definita “inferno turistico” e “regno della mortadella per turisti“, nel mirino della stampa statunitense stavolta è finita nientemeno che la Costiera amalfitana. Alla “Divina” è stato dedicato un lungo articolo-denuncia sul Washington Post, che l’ha poco encomiasticamente ribattezzata “un parco a tema per turisti”.
Meta prediletta del jet set internazionale, ogni estate decine di volti noti della mondanità continuano a rifugiarsi in questo lembo della costa meridionale campana in provincia di Salerno – un dipinto vivente che sembra uscito dalle pagine di un romanzo di Hemingway e che rappresenta la quintessenza della “Dolce vita”. O almeno di come viene immaginata all’estero.
Accanto a loro, tuttavia, si è sviluppato negli ultimi anni un tipo di turismo parallelo che sembra sortire un impatto ben diverso sulla popolazione locale. Se i cosiddetti “VIP” si rifugiano infatti nei propri yacht di extralusso o in alberghi cinque stelle, fatta eccezione per episodiche apparizioni in locali stellati, le centinaia di migliaia di turisti che accorrono per ammirare la Divina influiscono direttamente sul tessuto economico e sociale di questa piccola regione costiera. E non sempre in modo positivo.
A stimolare il fenomeno, spiega il Washington Post (“Gli influencer hanno sbandierato la Costiera Amalfitana per anni. Ora è diventato un parco a tema”), è il velo scintillante dei social media, che nasconde artatamente una realtà ben diversa e assai meno glamour. Le immagini idilliache che inondano Instagram e TikTok mostrano il lato più seducente della Costiera: le spiagge dorate, i caffè all’aperto e i tramonti spettacolari che fanno da sfondo alla pausa aperitivo. Ma dietro c’è un’altra storia, quella di una regione stretta tra il desiderio di preservare il suo fascino e l’impatto del turismo di massa.
Difficilmente gli influencer hanno interesse a mostrare le lunghe code per i mezzi pubblici, le stradine congestionate e la mancanza di parcheggi – parte integrante della vita nella Costiera. Il traffico è un incubo per chiunque cerchi di spostarsi da aprile a ottobre. La SS163, arteria panoramica e tortuosa della Divina, è spesso bloccata da un flusso incessante di auto, scooter e bus. Pressoché impossibile, poi, trovare parcheggio – per non parlare di un appartamento in affitto non breve.
Le spiagge, un tempo rifugio esclusivo per pochi fortunati, sono ora presidiate da stabilimenti balneari con tariffe d’ingresso intorno ai 40 euro alla giornata, che conferiscono il diritto di insediarsi su uno scampolo di sabbia condiviso con centinaia di altri bagnanti, spesso a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro.
“La Costiera Amalfitana soffre di una sovraesposizione sui social media”, si legge nell’articolo. “Cercate ‘Costiera Amalfitana’ su TikTok e sarete bombardati da video sereni di villaggi color pastello incastrati nella scogliera come pezzi di Jenga”.
“La regione è difficile da raggiungere. Le persone alla moda che girano in Fiat d’epoca non ci mostrano la straziante guida lungo la SS163 o i loro inutili tentativi di trovare parcheggio. Nessun influencer avverte che i posti sui traghetti spesso si esauriscono la mattina presto e che l’unica opzione ragionevole è l’autobus”.
“Gli influencer mostrano solo le parti più belle, ma non sanno dei problemi di trasporto o di come non sia possibile per noi affittare una casa perché sono tutti Airbnb”, afferma Francesca Grammatico, studentessa 20enne che lavora nel bar di famiglia a Ravello, cittadina che ogni anno ospita un celebre festival musicale. “Penso che tra 30 o 40 anni sarà un borgo turistico. Le persone della mia età vogliono andarsene, perché la qualità della vita non è buona”.
Le autorità locali sperano che la recente inaugurazione dell’Aeroporto di Salerno-Costa d’Amalfi possa alleviare la pressione sull’aeroporto di Napoli e incanalare parte del flusso turistico anche in altre regioni della provincia di Salerno, come il Cilento o lo stesso capoluogo – oltre ad allungare la stagione. Eppure molti rimangono scettici: il turismo dopotutto cresce senza sosta ed è pressoché impossibile tenere il passo.
“Le persone hanno una tendenza a voler fare quello che fanno gli altri”, spiega Jonathon Day, esperto di turismo sostenibile e professore associato presso la School of Hospitality and Tourism Management della Purdue University. Ma la colpa, aggiunge, non è dei turisti. Secondo lui, dovrebbe essere la politica – locale e nazionale – a creare un piano di gestione del turismo. Invece, gli amministratori locali hanno finora cercato di arginare i problemi con regolamenti di dubbia efficacia – come l’introduzione nel 2019 di un sistema di targhe alterne per i non residenti.
Per i 13 paesini della Costiera Amalfitana, l’agenzia per il turismo della Campania ha registrato 564.981 presenze nel 2023, con un aumento del 9% rispetto al 2019. Dieci anni fa erano 400.000. Il prezzo di un soggiorno in albergo è aumentato in media di quasi il 40% rispetto al pre-pandemia, costringendo molti viaggiatori di reddito medio a spendere oltre le proprie possibilità finanziarie o a trovare alloggio in città meno costose.
“I social media fanno credere a tutti di potersi permettere di visitare Amalfi o Positano, ed è diventato tutto super affollato”, afferma Debra Levinson, fondatrice e amministratrice delegata del tour operator Mr. & Mrs. Italy, con sede negli USA.
E così, a meno che un cliente non abbia un motivo valido per visitare la zona, ora lei preferisce indirizzare la clientela affluente verso località alternative come le Cinque terre o Ischia. “Il vero lusso è potersi separare dalla massa”.