La sentenza di un giudice federale, secondo cui Google avrebbe violato le leggi antitrust degli Stati Uniti con la sua attività di ricerca, ha spianato la strada alla causa intentata da Yelp, un’altra grande azienda tecnologica che consente agli utenti di scrivere recensioni di attività commerciali locali.
La società ha da tempo sollevato lamentele nei confronti del dominio di Google nel settore della ricerca, affermando nella denuncia che il colosso tecnologico ha ostacolato la portata di Yelp da quando quest’ultima ha rifiutato l’offerta della multinazionale che voleva acquistare la piattaforma.
“Il nostro caso riguarda Google, il più grande guardiano di informazioni esistente, che mette il suo pesante pollice sulla bilancia per soffocare la concorrenza e mantenere i consumatori all’interno del suo recinto”, hanno dichiarato i vertici di Yelp in un post rilasciato mercoledì.
Secondo la società di San Francisco, dunque, Google avrebbe usato il suo monopolio per dominare i mercati della ricerca e della pubblicità locale. L’azione legale di Yelp di mercoledì è stata una delle prime intraprese da quando il colosso americano ha subito la pesantissima sconfitta presso la Corte distrettuale degli Stati Uniti.
“Le rivendicazioni di Yelp non sono una novità”, ha affermato un portavoce di Google, “Richieste simili sono state respinte anni fa dalla FTC (Federal Trade Commission) e recentemente dal giudice nel caso del DOJ (Department of Justice). Per quanto riguarda gli altri aspetti della decisione a cui Yelp fa riferimento, stiamo facendo ricorso. Google si difenderà vigorosamente dalle accuse”.
La causa di mercoledì, depositata presso il tribunale federale di San Francisco, sostiene che Google manipola i risultati per promuovere le proprie offerte di ricerca locale, quando un cliente cerca determinati risultati su internet. Ciò significa, ad esempio, che quando un utente vuole trovare un ristorante o un locale, Google usa il suo potere monopolistico per fornirgli tutte le informazioni, indicazioni stradali, orari, e recensioni, senza che il cliente debba quindi appoggiarsi ad una fonte esterna come Yelp.
“In altre parole-si legge nella causa- Google abusa del suo potere nella ricerca generale per mantenere gli utenti all’interno dell’ecosistema di sua proprietà, impedendo loro di andare su siti rivali”. La società di San Francisco ha inoltre aggiunto: “Google non è mai stata in grado di sviluppare un servizio di ricerca locale di alta qualità che potesse competere con quello di Yelp e di altre piattaforme di questo tipo”.
L’azienda, inoltre, sostiene che tale meccanismo le ha fatto perdere ricavi ed utenti ed ora chiede di essere risarcita.