“Vivere così non mi interessa. Non ho paura di morire. Potrei chiamare il mio amico Cappato”. Lo ha confidato Oliviero Toscani in una lunga intervista pubblicata dal Corriere della Sera. Il creativo ha raccontato l’ultimo difficile anno, la diagnosi della malattia incurabile, le cure sperimentali, i pensieri che corrono al suicidio assistito.
“Ho perso 40 chili a causa della amiloidosi. una patologia rara in cui le proteine si depositano su certi punti vitali del corpo e lo bloccano. Si muore. Non c’è cura” dice il geniale, controverso fotografo che ideò fra l’altro la campagna “United Colors” per la Benetton.
Si trovava in Val d’Orcia, in Toscana, quando alla fine di giugno, nel 2023, si è svegliato con le gambe gonfie e faceva fatica a camminare. “Sono subito iniziati gli accertamenti medici, pensavamo si trattasse solo di un problema cardiaco, e invece è arrivata la terribile sentenza. Vengo da una generazione, quella di Bob Dylan, dove eravamo Forever Young”, sottolinea, “il pensiero di invecchiare proprio non c’era. Fino al giorno precedente, lavoravo come se avessi 30 anni. Poi una mattina mi sono improvvisamente scoperto 80enne”.
Toscani racconta di essersi sottoposto a una cura sperimentale. “Faccio da cavia. A ottobre ho anche preso una polmonite virale e il Covid, mi hanno tirato per i capelli. Penso di essere morto, per qualche minuto: ricordo qualcosa di astratto, colori psichedelici. Quando sto male e ho la febbre riesco a immaginare cose fantastiche”.
Della morte, dice “Basta che non faccia male”. Quanto ha ancora da vivere? “Non si sa. Ho già contattato una volta Marco Cappato ogni tanto mi vien voglia, lo conosco da quando era un ragazzo”. L’attivista e politico conduce da anni una campagna in Italia per la legalizzazione del suicidio assistito e ha accompagnato diverse persone, malati incurabili, in Svizzera a morire con l’aiuto della organizzazione Dignitas; per questo è stato anche perseguito in giustizia, ottenendo una sentenza della Cassazione che gli dà ragione purché i malati siano già sottoposti a terapie di mantenimento in vita. “Ma lui mi ha chiesto se ero scemo”.
“Non voglio un funerale” aggiunge. “Mi portino a bruciare e via. Sono sempre stato laico, neppure i figli ho battezzato. Vivere vuol dire anche morire, eppure nessuno parla della morte. Si vive come imbrogliandosi, perdendo tempo”.
L’82enne, è divenuto famoso per le campagne di “shockvertising”, le immagini pubblicitarie di forte impatto mediatico che mostravano senza filtri la crudezza e le provocazioni dei soggetti ritratti. Ora, Toscani confida: “Non ho più voglia di fotografare, mi sono liberato di tutto, è questa la bellezza. E ora mi pento delle cose che non ho fatto, non di quelle che ho fatto”.