“Il regime di Harris-Biden ha di nuovo militarizzato il Dipartimento di Giustizia contro di me!”, ha scritto ai suoi seguaci Donald Trump, dopo che il consigliere speciale Jack Smith, che, lo scorso anno, lo aveva già accusato di aver preso parte al piano per sovvertire i risultati delle elezioni 2020, ha depositato un nuovo atto che sostiene che l’ex presidente si è opposto al trasferimento dei poteri in modo pacifico a gennaio 2021.
In 36 pagine, le accuse di Smith si fanno sempre più specifiche, a fronte della decisione della Corte Suprema di riconoscere un’immunità parziale agli ex presidenti. La giudice Tanya Chutckan di un tribunale di grado inferiore deve ancora determinare, da, quali azioni sono considerate ufficiali e quali, invece, sono esenti dalla copertura presidenziale. Intanto ha chiesto a entrambe le parti di presentare una nota per illustrare le rispettive argomentazioni entro il 30 agosto. I nuovi atti andrebbero, quindi, a sostituire e a chiarire il documento depositato lo scorso anno, con l’obiettivo di incastrare Trump.
Rispetto alla prima deposizione, Smith imputa a Trump la colpa di aver sfruttato il suo ruolo, non di presidente degli Stati Uniti in carica allora, ma di candidato a un nuovo mandato. Anche Mike Pence viene citato nel nuovo documento, non come ex vicepresidente, ma come compagno nel ticket repubblicano per le elezioni del 2020 e come “presidente del Senato” che avrebbe svolto “un ruolo cerimoniale” durante la certificazione dei voti elettorali il 6 gennaio. Il tycoon è accusato di aver tentato di coinvolgere Pence nel complotto.
Dei capi d’accusa iniziali, il consigliere speciale ha rimosso quelli riguardanti i tentativi di Trump di costringere il Dipartimento di Giustizia (DOJ) a sostenere le affermazioni false sull’aver manipolato le elezioni contro di lui. Né sono menzionate le discussioni che l’ex presidente ha avuto con i funzionari della Casa Bianca sull’integrità dei risultati del 2020.
Ne ha mantenuti quattro, tra cui l’aver tentato di frodare gli Stati Uniti, ma ha limitato le prove e rimosso il nome di Jeffrey Clark dall’elenco dei cospiratori non incriminati. Secondo il documento iniziale, il funzionario del DOJ avrebbe sfruttato il suo ruolo per “avviare indagini fittizie sui crimini elettorali e influenzare le legislature statali con affermazioni consapevolmente false di frode elettorale”.
Smith ha rinunciato anche alla possibilità di fissare un’udienza probatoria, dove i procuratori sarebbero stati costretti a pubblicare le prove raccolte contro Trump prima dell’inizio del processo.
Il messaggio di Trump rimarca con tono vittimistico che l’ex presidente “non si arrenderà mai”. Poi passa a chiedere 10 dollari come voto di fiducia verso di lui e sostenerlo verso “la critica scadenza di fine mese, a pochi giorni di distanza, per la raccolta di fondi”.