“Ho il cuore spezzato”, inizia l’editoriale di Max Kennedy sul Los Angeles Times, “per il sostegno di mio fratello Bobby a Donald Trump”. Eccentrico, forse qualcosa di più, Robert F. Junior ha messo l’ultima ciliegina sulla sua candidatura da indipendente alla Casa Bianca ritirandosi e garantendo il suo sostegno all’ex presidente-tycoon repubblicano.
I due sono figli di Robert Kennedy, il fratello minore di JFK che fu ucciso nel 1968 in California mentre era in corsa per la presidenza. “Penso spesso a mio padre e a come avrebbe potuto vedere la politica della nostra epoca” scrive Max Kennedy. “Non so cosa avrebbe pensato di Tiktok e dell’intelligenza artificiale, ma questo lo so di sicuro: avrebbe disprezzato Donald Trump. È esattamente il tipo di bullo arrogante e autocompiaciuto che mio padre portava in tribunale. La vita di Robert F. Kennedy era dedicata a promuovere la sicurezza e la felicità del popolo americano; per questo avrebbe ammirato molto un’altra ex procuratrice generale, Kamala Harris”.
“Trump”, prosegue Max Kennedy, “è nemico di tutto questo”.
Max Kennedy, 59 anni, è il nono dei ben undici figli di Robert F. Kennedy e Ethel Skakel Kennedy. Il padre fu assassinato quando Max aveva solo tre anni. È un avvocato anche lui, e ha dieci anni meno di Robert F. Junior. Come molti Kennedy ha avuto una vita tumultuosa; era descritto come “intrattabile” da ragazzino, fu anche espulso da una scuola, la Phillips Academy di Andover in Massachusetts. Nel 1985, a vent’anni, si disintossicò dall’alcol e poi si laureò a Harvard. Nel 2008 sostenne la campagna elettorale di Barack Obama nella cui amministrazione ha anche rivestito degli incarichi.
Non è l’unico di questa famiglia così rappresentativa del partito democratico ad essere imbarazzato dalle performance di Robert F. Junior, i cui comportamenti, al di là del sostegno a Trump, hanno virato sempre più sul ciglio della follia. Dalle teorie antivaccini Covid, al cadavere dell’orsetto portato a Central Park, alla storia della balena spiaggiata cui tagliò la testa per studiarla, facendosi accompagnare dai figlioletti; ce ne è per tutti, ben al di là delle bizzarrie che un principe della dinastia Kennedy sente di potersi permettere perché tutto gli è concesso.