Kamala Harris è tornata a Washington dopo il bagno di folla e i trionfi della Convention. Come ormai noto, la maggior parte dei sondaggi riguardanti le elezioni statunitensi vedono leggermente favorita la candidata democratica, attuale vicepresidente, pronta a sfidare il leader MAGA Donald Trump per la Casa Bianca. Tuttavia, nonostante il ritrovato entusiasmo in casa DEM, c’è chi cerca di predicare calma.
Numerosi sondaggisti legati al partito, infatti, hanno affermato che le loro indagini, effettuate nelle ultime settimane, hanno dato risultati molto “meno rosei” rispetto a quelle pubblicate finora. Secondo questi ultimi, infatti, Donald Trump manterrebbe ancora dei vantaggi che potrebbero pesare sull’esito finale delle elezioni. “Sarà una corsa davvero molto dura”, ha detto Margie Omero, partner della società di sondaggi democratici GBAO Strategies, “questo è coerente con tutto ciò che già sapevamo”.

Secondo gli analisti, ci sono molti segnali d’allarme nascosti nei dati: un sondaggio commissionato dalla società di messaggistica Navigator Research, presentato durante la convention, ha mostrato che Harris e Trump sono sostanzialmente in parità nella mappa degli swing-state. Inoltre, le caratteristiche del candidato che sono meglio correlate con le preferenze degli elettori in generale, hanno favorito Trump nel confronto.
Naturalmente, bisogna poi anche tener conto del margine di errore delle varie indagini. “Non credo che ci sia nessun sondaggista in America che possa sedersi qui e dire di essere sicuro al 100% di aver risolto i problemi dei sondaggi, sarebbe sciocco”, ha dichiarato a tal proposito Nick Gourevitch, partner del Global Strategy Group.
Ciò che è certo, è che la candidatura di Harris ha cambiato in modo significativo alcune dinamiche della campagna elettorale, riaccendendo l’entusiasmo dei democratici. Ma i sondaggisti, tuttavia, sono cauti nello stravolgere tutte le loro ipotesi su una corsa che potrebbe rivelarsi un vero e proprio testa a testa fino all’ultimo voto.
“Discutiamo molto attentamente su quando cambiare le nostre ipotesi a causa degli eventi e analizziamo molti dati, piuttosto che lasciare che un singolo sondaggio imponga come cambiare le cose”, ha spiegato lo stesso Gourevitch. “Abbiamo bisogno di vedere le cose mutare in molti sondaggi prima di apportare determinate modifiche alle nostre previsioni”.

Secondo il parere di alcuni professionisti del settore, inoltre, anche quest’anno, come già accaduto nel 2016 e nel 2020, le analisi circa l’esito delle elezioni potrebbero commettere l’errore di sottovalutare Trump.
“Ogni anno abbiamo avuto diversi colpi di scena. Questo è un campo difficile”, ha dichiarato John Anzalone, che è stato il principale sondaggista della campagna di Biden, nel 2020, “qualcosa succederà anche nel 2024, solo che non sappiamo ancora cosa”.