Cambio di direzione nelle politiche ambientali di Joe Biden. Se finora gli Stati Uniti, fra i più grandi consumatori, appoggiavano l’idea di lasciare libera scelta a ogni singolo Paese nel processo di riduzione della produzione di plastica, Reuters ha riportato che l’amministrazione attuale si schiera dalla parte di una politica comune mondiale.
L’obiettivo è finalizzare, entro la fine dell’anno, il primo trattato sulle plastiche proposto dalle Nazioni Unite che dovrebbe essere concluso e firmato da tutti i Paesi membri al vertice di novembre a Busan, in Corea del Sud. Gli Stati Uniti sostengono anche lo sviluppo di una lista di obblighi e criteri globali per identificare i “prodotti di plastica evitabili” da eliminare.
Il cambio di direzione ha provocato diverse reazioni: negative dalle aziende che producono plastica, che condannano la scelta dell’amministrazione Biden, e positive da parte delle associazioni ambientaliste.
Inoltre, una scelta di questo tipo schiera gli Stati Uniti contro alcuni Paesi, quali Cina, Russia e Arabia Saudita, che rendono ancora più difficile limitare la produzione e il consumo di plastica. Ma li riallinea con l’Unione Europea, il Canada, la Corea del Sud, il Ruanda e il Perù. Oltre a un trattato globale, quest’ultimo gruppo ha chiesto di eliminare una serie di sostanze chimiche tossiche utilizzate nei processi della plastica.
Il vertice a Busan si svolgerà dopo le elezioni negli Stati Uniti. Se Kamala Harris ha confermato di voler continuare a mantenere le politiche di Biden, il candidato repubblicano Donald Trump non si è espresso in merito a questo cambio di direzione. Ma si ricorda che, durante la sua amministrazione, gli USA erano usciti dall’accordo sul clima di Parigi, promosso dalle Nazioni Unite, e aveva permesso di trivellare anche in Alaska.