Nuove grane in arrivo per Donald Trump. Nel corso del suo ultimo comizio in Montana, infatti, l’entrata in scena del tycoon è stata accompagnata dalle note di “My Heart Will Go On”, storico brano di Celine Dion nonché colonna sonora di “Titanic”, il film del 1997 con Leonardo DiCaprio.
La vicenda ha mandato su tutte le furie l’artista canadese ed il suo entourage, in quanto il candidato del GOP non aveva chiesto l’autorizzazione per poter usare la canzone al suo evento elettorale. Durante il comizio, inoltre, è stato mostrato un filmato della stessa Dion che si accinge ed eseguire il pezzo. Come affermato dal suo entourage e dalla sua etichetta discografica, la Sony Music Entertainment Canada, negli ultimi tempi episodi di questo tipo si erano già verificati anche nel corso di altre manifestazioni analoghe.
I rappresentanti hanno sottolineato che “questo uso non è in alcun modo autorizzato e Celine Dion non approva questo o altri usi simili”. “Ma poi davvero quella canzone?”, ha affermato in modo ironico la stessa artista, riferendosi al fatto che Trump avesse scelto una canzone scritta per un film su una nave che affonda.
Per essere in regola con le leggi sul copyright, le campagne politiche devono ricevere una licenza di esecuzione pubblica da organizzazioni come Broadcast Music Inc. o l’American Society of Composers, Authors and Publishers. Gli autori e le etichette discografiche di solito firmano accordi di licenza globale che danno ai palazzetti dello sport e ad altri luoghi il diritto di suonare la loro musica.
Non è la prima volta che un artista storce il naso davanti alla riproduzione di un proprio singolo ad un comizio di Trump. In passato, infatti, episodi pressoché identici avevano visto protagonisti grandi nomi del panorama musicale mondiale, come i Rolling Stones, Adele, Neil Young e Steven Tyler degli Aerosmith, i R.E.M, i Queen e Prince.
A questi, si aggiungono i familiari del cantante soul Isaac Hayes, che hanno chiesto al tycoon un risarcimento da tre milioni di dollari per aver utilizzato il brano “Hold On (I’m Coming)” durante gli eventi della sua campagna, nonostante non ne avesse l’autorizzazione.
Il figlio di Hayes, Isaac Hayes III, ha espresso sui social media la sua insoddisfazione e l’intenzione di intraprendere un’azione legale, dichiarando: “Oggi, nell’anniversario della morte di mio padre (10 agosto), abbiamo chiesto ripetutamente a Donald Trump, all’RNC e ai suoi rappresentanti di non usare ‘Hold on I’m Coming’, ma ancora una volta, in Montana, l’hanno fatto”.