Dopo la gigantesca cerimonia funebre a Teheran, è giunto a Doha in Qatar il feretro del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ucciso mercoledì da una bomba piazzata in un residence di Teheran, operazione indubbiamente israeliana sebbene non rivendicata. A Doha, dove viveva, Haniyeh ha avuto una seconda cerimonia funebre.
Il feretro è stato accolto all’aeroporto dal Gotha dei leader palestinesi radicali: l’ex capo di Hamas Khaled Meshaal, il capo della Jihad islamica Ziyad al-Nakhlah, e Khalil al-Haya, un altro dei dirigenti di Hamas.
Sui social è stato diffuso il video con il cordoglio di Amal, moglie di Haniyeh, che prega sulla bara: “Tu sei il mio sostegno in questa vita e nell’altra. Sei il mio amore, il mio amore. Saluta tutti i martiri di Gaza, saluta i dirigenti, tutti i musulmani. Amore mio, che Dio ti faciliti il compito, amore mio, cuore mio, amore mio in questo mondo e nell’altro. Sei il mio sostegno in questa vita e nell’altra, rendiamo grazie a Dio”.
Tra i presenti alla cerimonia potrebbe essere scelto il successore alla guida politica di Hamas: il più accreditato è il 68enne Khaled Meshaal, che ha già occupato dal 1996 al 2017 la carica ora lasciata vacante dall’uccisione di Haniyeh. Uomo pragmatico e portato al dialogo, Meshaal ha, secondo alcuni esperti della storia dell’organizzazione palestinese, un tallone d’Achille nell’ascesa alla leadership: non ha infatti ottimi rapporti con i più grandi sostenitori regionali della causa palestinese, da Hezbollah all’Iran e la Siria, mentre ha legami consolidati con il Qatar e con la Turchia.
È invece un fervente difensore della resistenza armata contro Israele il 64nne Khalil al-Hayya, palestinese nato a Gaza, abile nel ricucire i rapporti con la Siria di Assad, i libanesi di Hezbollah e l’Iran sciita, un leader convinto che il 7 ottobre fosse un’azione necessaria per rimettere in evidenza il dramma palestinese anche a costo di far subire alla popolazione civile la devastante rappresaglia israeliana.
Tra i candidati alla leadership c’è anche Musa Muhammad Abu Marzuq, 73 anni, fino al 2014 vicepresidente dell’ufficio politico. Posizioni simili a quelle di Haniyeh, più moderato dell’ala armata di Hamas, Musa ha consigliato al movimento di accettare un futuro stato palestinese basato sui confini del 1967.
In ultimo, il vero leader sul campo di Hamas, Yaya Sinwar, considerato mente dell’assalto del 7 ottobre, il quale però al momento, intrappolato nei tunnel di Gaza e braccato dall’esercito israeliano, ha pochissimi margini di manovra. Dalla scelta del nuovo leader politico tra le diverse anime di Hamas passeranno le chance di negoziati per il cessate il fuoco in Medio Oriente.