Un colpo di teatro degno di una delle innumerevoli serie TV sui narcos. È una maniera insolita quella scelta da Joaquín Guzmán López, figlio del signore della droga messicano Joaquín “El Chapo” Guzmán, per defilarsi dal redditizio business della droga. La scorsa settimana il membro del clan “Los Chapitos”, affiliato al famigerato cartello di Sinaloa, ha infatti deciso di consegnare alle autorità statunitensi non solo se stesso ma anche uno degli storici soci del padre, Ismael “El Mayo” Zambada, uno dei co-fondatori dell’organizzazione criminale più temuta al mondo.
I due sono stati arrestati venerdì vicino a El Paso, in Texas: il Chapito avrebbe convinto Zambada ad accompagnarlo nel nord del Messico in quella che era stata presentata come una banale visita per visionare degli immobili. Invece, l’aereo li ha portati dritti negli Stati Uniti, dove ad attenderli c’erano decine di agenti armati fino ai denti.
Incriminato nel 2023 insieme ai suoi tre fratelli per traffico di droga e riciclaggio di denaro, Guzmán López comparirà martedì davanti a una corte federale a Chicago. Secondo i funzionari statunitensi, avrebbe volontariamente deciso di ingannare Zambada. Ma l’avvocato di quest’ultimo, Frank Perez, contesta la versione ufficiale dei fatti e ribatte che Zambada sia stato invece rapito con la forza.
La decisione di Guzmán López di consegnarsi potrebbe essere stata una mossa disperata per sfuggire a una vita di pericoli costanti, secondo Ray Donovan, ex agente della DEA che ha contribuito alla cattura del Chapo. Secondo la DEA statunitense, rispetto ai fratelli Guzmán López era dopotutto l’erede meno coinvolto nelle operazioni del cartello, essendo più un esecutore di ordini che un leader.
Tra i tre fratelli di Guzmán López, uno (Ovidio) è già stato estradato negli Stati Uniti e si è dichiarato innocente, mentre gli altri due – Ivan Guzman Salazar e Alfredo Guzman Salazar – sono ancora latitanti. Gli Stati Uniti ritengono che i quattro fratelli abbiano rianimato l’impero del padre abbracciando il traffico di fentanyl, un oppioide sintetico che ha provocato un’epidemia di morti da overdose negli Stati Uniti.
Donovan si è detto scettico sul fatto che i fratelli seguiranno l’esempio di Joaquín e si consegneranno volontariamente. In particolar modo Iván Guzmán Salazar, visto come il vero leader del cartello. Prima dell’arresto, era invece Ovidio il supervisore addetto alla produzione e alla fornitura di fentanyl.
Probabile invece che la defezione del consanguineo spinga Iván Guzmán Salazar a voler cercare di consolidare il controllo del cartello, possibilmente collaborando con il figlio di Zambada, Ismael “El Mayito Flaco” Zambada Sicairos, noto per l’approccio più diplomatico rispetto ai modi da gangster che contraddistinguono il business.