Nonostante i sondaggi che davano ampiamente favorito il candidato dell’opposizione Edmondo Gonzalez, il presidente uscente del Venezuela, l’autocrate Nicolas Maduro, è stato riconfermato alla guida del Paese secondo i dati diffusi dalla Commissione elettorale.
Il presidente della Commissione Elvis Amoroso, stretto alleato di Maduro, ha annunciato la rielezione con il 51,20% dei voti contro il 44,02% del rivale.
L’opposizione riunita nella Piattaforma Unitaria grida ai brogli e sostiene che il suo candidato ha vinto con il 70% dei voti. La leader della coalizione di opposizione Maria Corina Machado ha proclamato la vittoria di Gonzalez affermando che i suoi risultati sommati agli exit poll e alle proiezioni lo danno in vantaggio di 40 punti percentuali. L’opposizione aveva dispiegato migliaia di osservatori attraverso il paese, molti dei quali sarebbero stati costretti a lasciare i seggi.
“Abbiamo vinto, e tutti lo sanno”, ha detto Machado, aggiungendo che l’opposizione “difenderà la verità”. “L’intera comunità internazionale sa cosa è successo in Venezuela e come la gente ha votato per il cambiamento”, ha detto.

Vari partiti di opposizione si sono uniti nella Piattaforma per sostenere Gonzalez – politologo ed ex ambasciatore – nel tentativo di allontanare dal potere Nicolas Maduro, dopo 11 anni. Maduro aveva preso le redini del paese dopo la morte di Hugo Chavez, l’ex militare presidente dal 1999 fino alla sua morte nel 2013, tranne la breve parentesi di un colpo di Stato nel 2002. Le politiche populiste e autocratiche di Chavez, seguite dal governo altrettanto autocratico di Maduro, hanno messo il Venezuela in rotta di collisione con numerosi paesi, primo fra tutti gli Stati Uniti. Il paese ricchissimo di petrolio oggi è sprofondato in una crisi economica che ha spinto oltre sette milioni di venezuelani all’emigrazione.
I sondaggi prima del voto davano ampio vantaggio a Gonzalez; molti elettori dicevano di volere un cambiamento dopo 23 anni di governo chavista. L’opposizione aveva già paventato il rischio di brogli ma sperava in un vantaggio così palese da impedire a Maduro di tornare al potere.
Molti i paesi che esprimono scetticismo di fronte a questa vittoria. Dagli Stati Uniti il segretario di Stato Antony Blinken annuncia “seri dubbi che il risultato proclamato non rifletta la volontà o i voti del popolo venezuelano”. Il presidente del Cile Gabriel Boric parla di un risultato “difficile da credere” e chiede “trasparenza totale dei conteggi e del processo, verificati da osservatori internazionali non legati al governo”. Il presidente dell’Uruguay Pou dice che Maduro “avrebbe vinto a prescindere dai voti”. Dall’Italia il ministro degli Esteri Antonio Tajani esprime “molte perplessità sul regolare svolgimento delle elezioni”.
Si congratula invece Miguel Diaz-Canel, presidente di Cuba dal 2019: “La dignità e il coraggio del popolo venezuelano hanno trionfato sulle pressioni e le manipolazioni”.
Domenica sera, il ministro degli Esteri venezuelano aveva denunciato interferenze straniere contro le elezioni, puntando il dito contro una serie di Paesi regionali che hanno criticato i risultati, tra cui Argentina, Paraguay, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, e Perù.
“Dittatore Maduro, fuori!”, ha commentato il presidente argentino Milei su X. Buenos Aires, aggiunge “non riconoscerà un’altra frode”. “I venezuelani hanno scelto di porre fine alla dittatura comunista di Nicolas Maduro. I dati annunciano una vittoria schiacciante dell’opposizione e il mondo attende che riconoscano la loro sconfitta dopo anni di socialismo, miseria, decadenza e morte. L’Argentina non riconoscerà un’altra frode e si aspetta che questa volta le Forze Armate difendano la democrazia e la volontà del popolo. La libertà avanza in America Latina”, scrive Milei.