Finalmente cominciano le udienze. Dopo più di dieci anni da quando è stata presentata la denuncia, in un tribunale federale oggi inizia il processo della causa contro la società di trasporto privato Lyft intentata da un gruppo di attivisti per la mancanza di veicoli accessibili alle sedie a rotelle. Una sentenza a favore di questi ultimi andrebbe a migliorare la vita di milioni di persone disabili.
Con i servizi per disabili, Lyft copre già nove grandi aree, comprese New York e Boston. La denuncia riguarda, invece, contee più piccole, come quelle di Westchester e Nassau. Alla richiesta di un veicolo accessibile a sedie a rotelle, l’applicazione rinvia al servizio di “paratransit”, cioè pullmini ad hoc pubblici, o ad altri fornitori.
Chi ha avanzato la denuncia ha proposto anche un sovrapprezzo di 10 centesimi su tutte le corse Lyft per provare a sopperire alla mancanza di mezzi accessibili, dato che la società di trasporto non ha rispettato un accordo legale stipulato con la Taxi & Limousine Commission, l’agenzia che regola l’attività di taxi e veicoli a noleggio, una decina di anni fa.
All’interno del patto, per cui solo l’1,8% dei taxi a disposizione era accessibile a sedie a rotelle, si prevedeva che almeno la metà degli oltre 13 mila yellow cab lo diventassero entro il 2020. A causa della pandemia, è stata concessa una proroga fino al 2023. Quel traguardo è ancora lontano dall’essere raggiunto.