Le urne del secondo turno delle legislative in Francia rivelano un altro shock. La strategia della diga contro la destra ha funzionato e la sinistra festeggia: ha bloccato il Rassemblement National di Marine Le Pen che arriva addirittura terzo. Mentre in testa arriva il Nuovo Fronte Popolare, l’alleanza inedita di partiti di sinistra che hanno fatto uniti tutta la campagna. Solo che non hanno la maggioranza assoluta.
Infatti alla Camera dei Deputati il Fronte Popolare ha 182 seggi mentre la maggioranza è a 289. La coalizione Ensemble del presidente Macron ne ha 168; l’RN di Le Pen ne ha 143, il miglior risultato della sua storia, ma non basta.
Come è stato possibile, visto che l’RN era in testa al primo turno? La diga contro la destra ha usato una consolidata strategia: siccome il sistema elettorale a due turni permette anche scontri a tre al ballottaggio, il Nuovo Fronte Popolare e Ensemble si sono messi d’accordo per mantenere un solo candidato in lizza contro l’RN, quello che aveva più possibilità.
La delusione del RN è cocente e Jordan Bardella, il delfino di Marine Le Pen e suo candidato premier parla di imbrogli ideologici. “C’è stata”, dice, una “alleanza del disonore” mirata a frenare il cambiamento.
Nel Nuovo Fronte Popolare il più votato è il partito radicale di Jean Luc Mélenchon, La France Insoumise. “Il presidente Macron ha il potere e il dovere di chiamare al governo il Nuovo Fronte Popolare”, dice Mélenchon. La stessa cosa dicono socialisti ed ecologisti, gli altri due poli dell’alleanza. Il timore della sinistra è un’inedita (ma improbabile) alleanza fra la destra e la coalizione centrista del presidente Macron.
Per Macron ieri sera ha parlato il suo premier Gabriel Attal, promettendo di dimettersi ma restare in carica per gli affari correnti, in particolare l’arrivo delle Olimpiadi. Lunedì mattina in effetti si è recato all’Eliseo, ma il presidente ha rifiutato le sue dimissioni “per il momento”.
LE REAZIONI
Primo a parlare dopo i risultati è stato Jean Luc Mélenchon che rapidamente si sbarazza del problema RN, “è un sollievo, il nostro paese ha scartato l’ipotesi peggiore”, e punta il dito contro Macron: “il Nuovo Fronte Popolare è pronto a governare, è la sola alternativa unita e solidale, ha salvato la Repubblica”. Governare per applicare “tutto il programma del NFP e solo il programma del NFP”, ha detto, così chiudendo la porta ad eventuali accordi con il partito di Macron e indicando agli alleati che non devono nemmeno pensarci.
Mélenchon parla di aumento salario minimo, abolizione della riforma che porta la pensione a 63 anni, moratoria dei “Grandi Progetti inutili”.
Secondo a esprimersi il segretario del Partito Socialista, Olivier Faure, che parla di risultati “che ci permettono un sospiro di sollievo. Il NFP ha saputo unire la sinistra, fornire una speranza, evitare il peggio. Ma questo esito deve aprire a una vera rifondazione. Spetta al Nuovo Fronte Popolare rifondare un progetto collettivo per il nostro paese e federare i francesi. La Francia meritava di meglio che un’alternativa fra neoliberismo e fascismo come ci viene proposta da 7 anni”. La coalizione, ha aggiunto, ha una responsabilità immensa, “con una sola bussola, il programma del Nuovo Fronte Popolare”. “Abbiamo una maggioranza relativa, non assoluta” ha detto Faure, aggiungendo che visti i risultati chiede al partito del Presidente di impegnarsi a non votare mai assieme all’RN in Parlamento.
E il Rassemblement National? A esprimersi è stato Jordan Bardella, il delfino di Marine Le Pen e suo candidato premier parla di imbrogli, “alleanze contro natura”, “alleanze del disonore” mirate a frenare il cambiamento. Comunque RN “ottiene il risultato migliore della sua storia con il raddoppio dei suoi deputati e il 45% in molti collegi elettorali, basi della vittoria di domani”. Gli accordi elettorali, ha aggiunto, “gettano la Francia nelle braccia dell’estrema sinistra incendiaria di Jean Luc Mélenchon”.
E ADESSO?
La situazione è complicata perché il Nuovo Fronte Popolare ha solo una maggioranza relativa. Logicamente il presidente Macron dovrebbe assegnare l’incarico di formare il governo a un primo ministro del NFP, ma la tenuta parlamentare di questo governo è quantomeno incerta. Per il politologo francese Luc Rouban, “Qui nessun blocco può avere la maggioranza assoluta, e in più c’è una forte polarizzazione politica ed elettorale, con blocchi agli antipodi gli uni dagli altri”.
È LA FINE DEL MACRONISMO?
Certamente il partito del presidente paga lo scotto fra l’altro della riforma delle pensioni (con la nuova legge si smette di lavorare a 63 anni, un sogno per gli italiani che adesso smettono a 67, ma in Francia la legge ha provocato mesi di manifestazioni di piazza), e l’esperimento centrista e neoliberista di Macron per ora si conclude con un dimezzamento dei suoi parlamentari.
LA STORIA
Comincia tutto il 9 giugno subito dopo il risultato delle elezioni europee che vede in testa l’RN. Il presidente Macron scioglie l’Assemblea Nazionale e indice le elezioni legislative con tre settimane di campagna elettorale “matta e disperatissima”. Passato lo sgomento, quasi tutti i partiti di sinistra si uniscono nel Nuovo Fronte Popolare. Alle elezioni del 28 giugno, quando RN arriva in testa con il 33,1%, il NFP è secondo con il 28%, Ensemble di Macron al 20%. Così si arriva al secondo turno dopo un’altra settimana di compagna elettorale tesissima.
IL PROSSIMO APPUNTAMENTO
Sono le elezioni presidenziali fra tre anni, ed è lì che punterà Marine Le Pen.
I DUBBI DEI FRANCESI
“E adesso che si fa?” si chiede il quotidiano Le Parisien a grandi caratteri mentre per il comunista L’Humanité, la copertina è la celebre “Grande onda di Kanagawa” del giapponese Hokusai, ma rivista in rosso/rosa, e per il quotidiano di sinistra Liberation, “C’est Ouf”, ovvero un respiro di sollievo. I parigini però sono piuttosto divisi.
“Non sono molto contento. È un voto di protesta, di insoddisfazione perché non funziona più niente. Davvero non funziona. Ci sono molte cose da cambiare, promettono e poi non fanno niente” dice l’autista di taxi Guy Bofgenga.
“Sono piuttosto divisa, da un lato sono a favore che non si vada verso l’estremismo che rischia di chiudere la Francia a molte cose. Ma d’altra parte dovranno trovare un accordo comune per l’avvenire della Francia” dice Aurélia D’Almeida, che lavora nel marketing.
“Sono contento perché ho votato quello che ha vinto, insomma non a maggioranza assoluta ma è già qualcosa. Poi è vero che è più un voto contro, per fermare il Rassemblement National, e non un voto con entusiasmo. Diciamo che avevamo la scelta fra la padella e la brace, ma vedremo che succede”dice Hassan Tagniauti, autista di taxi.