Un giudice del Massachusetts ha formalmente dichiarato l’annullamento del processo nei confronti di Karen Read, la donna accusata di aver ucciso il suo fidanzato investendolo con un SUV e abbandonandolo sotto una tempesta di neve più di due anni fa. La decisione è arrivata lunedì in seguito all’incapacità dei giurati di arrivare a un verdetto su un caso che ha diviso l’America tra colpevolisti e innocentisti.
Sei giurati uomini e sei donne avevano iniziato a deliberare giovedì sulla colpevolezza della 44enne Read in relazione al presunto omicidio di John O’Keefe. Il gruppo di decisori ha ripetutamente espresso di essere a un punto morto, che è stato infine ufficializzato lunedì pomeriggio anche dalla giudice Beverly Cannone.
Il 29 gennaio 2022, O’Keefe fu trovato morto fuori dalla residenza dell’ex poliziotti Brian Albert, nel quartiere di Canton. All’epoca O’Keefe, 46 anni, lavorava nella polizia di Boston, mentre Read era impiegata come analista di titoli azionari e docente aggiunta di finanza presso la Bentley University.
O’Keefe fu trovato con diverse ferite alla testa, tra cui cranio incrinato e un’emorragia cerebrale, oltre a un’ipotermia grave.
L’accusa sostiene che a uccidere l’uomo sia stata proprio Read e l’ha quindi formalmente accusata di omicidio colposo e omissione di soccorso. I pubblici ministeri ritengono che sia stata lei stessa ad ammettere di aver colpito l’uomo più volte parlando ai primi soccorritori giunti sul posto. Durante il processo, l’accusa ha descritto la loro relazione come un rapporto assai complicato, riproponendo alcuni minacciosi messaggi vocali che la sospettata avrebbe lasciato a O’Keefe. I procuratori hanno anche sottolineato come gli investigatori abbiano scoperto frammenti del fanale posteriore danneggiato di Read e un capello di O’Keefe sul paraurti posteriore del SUV di Read.
Gli avvocati della donna, al contrario, ritengono che i capelli e i frammenti del fanale posteriore siano stati collocati in un secondo momento sulla scena del crimine, lasciata incustodita, e che le prove dell’accusa siano fondate su falsità dei poliziotti che avrebbero cercato di mascherare la loro incompetenza. La difesa sostiene poi che altri individui collegati al caso avrebbero distrutto i propri cellulari e alterato filmati e che un testimone dell’accusa avrebbe effettuato una ricerca su Internet incriminante poche ore del ritrovamento del cadavere.
Che la polizia abbia operato in maniera poco diligente è stato ammesso anche dagli stessi agenti. Ad esempio usando soffiatori di foglie per cercare di spazzare via la neve sulla scena del delitto, oppure bicchieri di plastica per raccogliere le prove di sangue. Uno degli investigatori-capo ha poi ammesso di aver usato il proprio cellulare per inviare messaggi volgari contro Read.
Nella loro deposizione per la difesa, due testimoni esperti assunti dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti hanno fornito un quadro degradante sulla gestione del caso da parte della polizia, sostenendo inoltre che le ferite di O’Keefe e le prove raccolte non erano coerenti con la teoria dell’accusa secondo cui O’Keefe sarebbe stato colpito e ferito dal veicolo di Read, che pesava oltre tre tonnellate. O’Keefe è stato infatti colpito da un’auto alla velocità suggerita dal GPS e dal computer interno del SUV, ma non ha riportato contusioni o ossa rotte. Al contrario, ha riportato vari disturbi oltre a un grave trauma cranico.
I procuratori hanno comunque annunciato di voler riproporre il caso davanti a un’altra giuria.