La Corte Suprema USA “sta minando lo Stato di diritto”. È una critica durissima quella che Joe Biden ha rivolto alla massima assise federale, che lunedì ha stabilito con una maggioranza di 6-3 che l’ex presidente Donald Trump gode di un’ampia immunità dalle accuse penali legate ai suoi tentativi di ribaltare le elezioni presidenziali del 2020.
In un discorso breve ma intenso, l’81enne democratico ha sostenuto che la sentenza mini l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. “Questa nazione è stata fondata sul principio che in America non ci sono re”, ha detto Biden – parafrasando la dissenting opinion della Justice progressista Sonia Sotomayor, secondo cui l’opinione della Corte stabilisce che di fatto i presidenti possono fare impunemente tutto ciò che vogliono a condizione che agiscano in veste ufficiale.
“Ognuno di noi è uguale davanti alla legge. Nessuno ne è al di sopra della legge, nemmeno il Presidente degli Stati Uniti”, ha detto Biden, reduce da un weekend a Camp David con i familiari dopo la debacle al dibattito proprio contro Trump. “La decisione di oggi significa quasi certamente che non ci sono praticamente limiti a ciò che il Presidente può fare. Si tratta di un principio fondamentalmente nuovo. È un precedente pericoloso, perché il potere della carica non sarà più limitato dalla legge, compresa la Corte suprema degli Stati Uniti, gli unici limiti saranno autoimposti dal presidente stesso”.
Biden ha utilizzato il suo discorso per lanciare un attacco più ampio contro la Corte Suprema, accusando la maggioranza conservatrice di aver minato una serie di principi legali consolidati, dai diritti di voto a quelli civili, fino al diritto di aborto delle donne.
Biden si è infine rivolto al popolo americano, chiedendogli a cinque mesi dalle elezioni di far pagare all’ex presidente repubblicano il prezzo elettorale delle sue azioni. “Ora dovete fare ciò che la corte avrebbe dovuto fare e non ha fatto: esprimere un giudizio sul comportamento di Donald Trump”. “Dovete decidere se volete affidare ancora una volta la presidenza a Donald Trump, sapendo che ora sarà più incoraggiato a fare ciò che vuole, ogni volta che vuole”.
Contestualmente alla notizia della sentenza, i legali di Trump hanno intanto richiesto l’annullamento della condanna dell’ex presidente nel caso newyorkese dei pagamenti in nero alla pornostar Stormy Daniels e il rinvio della sentenza prevista per questo mese – sostenendo che l’ex presidente goda dell’immunità per le azioni ufficiali compiute durante il suo mandato. Trump era stato condannato a maggio per 34 capi di imputazione relativi alla falsificazione di documenti aziendali, legati a un pagamento effettuato per comprare il silenzio dell’attrice pornografica Stormy Daniels durante la campagna elettorale del 2016.