La Corte Suprema ha appena emesso una storica sentenza: gli ex presidenti possono godere di immunità assoluta nei procedimenti giudiziari per gli atti ufficiali. Ma ha ordinato a un tribunale di grado inferiore a Washington di capire come applicare questa decisione alla richiesta di Donald Trump di scagionarsi dalle accuse di aver partecipato all’attacco al Congresso il 6 gennaio 2021 e di aver tentato di ribaltare il risultato delle elezioni presidenziali del 2020. Qualsiasi sarà l’esito della Corte minore, quest’ultimo ha già dichiarato diverse volte che, se verrà rieletto a novembre, provvederà lui stesso ad “auto-perdornarsi”.
“La natura del potere presidenziale – si legge nella sentenza della Corte Suprema, – dà diritto all’immunità assoluta dall’azione penale per le azioni che rientrano nella sua autorità costituzionale conclusiva e preclusiva. E dà diritto a un’immunità almeno presuntiva per tutti i suoi atti ufficiali. Non c’è immunità per gli atti non ufficiali”.
Quindi, il tribunale minore si occuperà di analizzare il caso di Trump e capire dove applicare l’immunità decidendo quali atti erano ufficiali e quali non lo erano. In questo grande gruppo rientrano anche tutti i tweet che l’ex presidente mandava all’alba del 6 gennaio 2021 convocando i suoi sostenitori a Washington. Li scriveva come presidente, per cui gli verrebbe garantita l’immunità, o come candidato presidenziale, per cui non sarebbe protetto?
Il comportamento ignavo della Corte Suprema implica ulteriori ritardi prima che cominci il processo a Trump, accusato dallo Special Counsel Jack Smith ad agosto 2023.
Questa decisione-non-decisione arriva a pochi giorni dal dibattito contro il candidato democratico, in cui Trump è stato accusato diverse volte di aver mentito, diffuso false informazioni e continuato a negare altre responsabilità.