A Pompei sono stati analizzati i numerosi graffiti del “salone nero” e degli ambienti a esso vicini riportati di recente alla luce dagli interventi di scavo e di restauro. Tra i graffiti è emerso il classico augurio latino di felicità e prosperità Hic et ubique, ovvero “qui e ovunque”, noto anche all’autore britannico William Shakespeare che lo inserì nel suo Amleto nella scena in cui si rivolge al fantasma del padre.
Secondo la ricostruzione degli studiosi, chi lo ha scritto aveva il preciso intento di augurare benessere ai padroni di casa.
Il “salone nero” e le sale attigue si trovano in quello che è attualmente il cantiere della Regio IX, insula 10. Tra i graffiti vi sono un gran numero di autografi di viaggiatori dell’epoca di oltre duemila anni fa che, come ricostruito dagli esperti, lasciavano traccia del loro passaggio e di momenti di semplice vita quotidiana scrivendo i loro nomi sui muri. Sono leggibili quelli di un tale Pudens, di un Valerius e di un Silvanus ma anche alcuni in greco accanto a figure dipinte di Elena e Paride.