“Sarà guerra civile. Metà del Paese contro l’altra metà”. Questa la prima e la più diffusa reazione ieri in Israele alla decisione della sua Alta Corte – l’equivalente a una corte costituzionale che il Paese non ha mai avuto – di stabilire all’unanimità che i suoi cittadini ultra-ortodossi devono essere arruolati nell’esercito e che le yeshiva, le scuole ebraiche religiose, non dovrebbero ricevere finanziamenti governativi se i loro studenti non si arruolano.
“Nel bel mezzo di una guerra estenuante, l’onere della disuguaglianza è più duro che mai e richiede una soluzione”, hanno stabilito i giudici messi di fronte a una questione che si trascina dai primi anni della fondazione dello Stato, quando la guida era laburista – ossia di sinistra – e governava grazie a un compromesso politico con gli ultra-ortodossi. Il fondatore dello Stato, David Ben Gurion, aveva acconsentito all’esenzione temporanea dalla leva per quattrocento ragazzi e uomini che studiavano in una yeshiva fintanto che lo studio della religione ebraica fosse stata la loro occupazione. Un precedente importante che divenne una specie di ricatto. I governi che si succedevano, per garantirsi il sostegno dei partiti ultra-ortodossi, furono costretti non soltanto ad accettare che gli studenti nelle loro scuole fossero esentati dalla leva, ma che toccasse allo Stato finanziare le yeshivot dove la materia di studio erano le sacre scritture e la loro complessa e sovente diversa interpretazione nei secoli, e nel mondo di oggi.
Il dibattito sull’esenzione di questi studenti ultra-religiosi va avanti da tempo e negli ultimi anni i vari governi – sia di destra che di sinistra – sono riusciti a evitare una scontro diretto sulla questione con le esigenze delle forze armate. Tecnologie nuove e guerre limitate nel tempo consentivano di ridurre il numero delle reclute e contenere i riservisti richiamati in servizio. Israele è oggi in guerra da oltre otto mesi e il peso del conflitto sui militari in congedo è aumentato: molti sono i morti e feriti tra coloro che furono richiamati negli ultimi mesi. La cifra ha raggiunto livelli mai visti prima e potrebbe crescere notevolmente se il conflitto dovesse allargarsi al Libano.
Subito dopo la sentenza dell’Alta Corte, al Ministero della Difesa è arrivato l’ordine di reclutare subito 3.000 studenti di yeshiva. È una cifra iniziale “che non riflette pienamente le attuali esigenze dell’esercito né avanza la condivisione al pari dell’onere” della guerra. Alla Difesa è stato ordinato di presentare un piano per aumentare questo numero e “prendere le misure necessarie per massimizzare il potenziale di reclutamento”.
Queste le parole e le decisioni di una parte di Israele. I due partiti ultra-ortodossi nell’attuale governo non si sono ancora pronunciati contro la sentenza dell’alta corte ma, finora, non hanno minacciato di ritirarsi dalla coalizione. Se lo facessero Netanyahu sarebbe costretto a indire elezioni anticipate, nel caso in autunno, e anche se la linea politica degli avversari dell’attuale premier è simile alla sua, per “Bibi”, come viene chiamato, sarebbe quasi sicuramente la fine della carriera politica e probabilmente la ripresa dei vari processi giudiziari avviati contro di lui.