La stampa e la politica italiana stanno usando le parole più terribili per la tragedia di Satnam Singh, indiano di nascita, morto di lavoro a 31 anni nelle campagne di Latina a sud di Roma, là dove i migranti spesso irregolari e pagati in nero coltivano e raccolgono tutta la frutta e la verdura che nutre il centro Italia. “Disumano”, “sfruttamento”, “abbandono”, “agonia”, “schiavitù”, “crudeltà”. Singh ha perso il braccio destro, tranciato di netto da una macchina avvolgiplastica nell’azienda agricola dove lavorava a Borgo Bainsizza. Il datore di lavoro, spaventato, lo ha caricato in macchina con la moglie e li ha lasciati a casa, col braccio amputato appoggiato a una cassetta della frutta.
Il giovane è stato ricoverato, poi elitrasportato all’ospedale San Camillo di Roma, dove è arrivato già in condizioni gravissime lunedì 17 giugno. Mercoledì 19, di mattina, è morto.
Sarà l’inchiesta della magistratura a chiarire cosa è successo e quali siano le responsabilità dell’imprenditore, Antonello Lovato. Secondo i media italiani, i soccorsi non sono stati chiamati subito: Singh è stato caricato su un pullmino assieme alla moglie che implorava assistenza e i due sono stati ‘scaricati’ con l’arto staccato davanti casa, dove i familiari hanno chiamato i soccorsi. Per il titolare dell’azienda l’imputazione, scontata, sarà di lesione colpose, omissione di soccorso, omicidio colposo.
Ma in questa storia terribile, come in una matrioska, si dispiegano tragedie una dentro l’altra. La prima: la morte sul lavoro, piaga che affligge l’Italia come altri paesi, forse un po’ più di altri. Condizioni scarse di sicurezza, lavori e macchinari pericolosi, fumi velenosi, container assassini, ritmi troppo pesanti: nel 2022 ci sono stati circa 703 mila infortuni sul lavoro in Italia di cui oltre 1.200 mortali, ovvero 3,3 morti al giorno. Non tutti finiscono sui giornali, certamente non tutti in prima pagina.
La seconda tragedia è quella del lavoro in nero, spesso associata al cosiddetto “caporalato”: i braccianti agricoli passano la giornata sotto il sole per pomodori zucchine melanzane, spesso pagati pochissimo e senza contratto, sballottati e gestiti e trasportati dal luogo dove vivono al campo da pullmini degli intermediari a cui magari devono pagare l’alloggio e il trasporto. Cose che succedono in tutto il sud, anche nella provincia di Latina, dove il comune di Fondi conta il più grande mercato di ortofrutta d’Italia.
Anche senza questi sospetti di attività mafiose o paramafiose, però, il caso di Singh spacca il cuore perché lui, un contratto regolare non avrebbe potuto averlo comunque. È questa la terza matrioska: Satnam era un immigrato senza documenti e come tale non avrebbe potuto lavorare, e quindi era costretto a guadagnarsi il pane in nero – e il datore di lavoro non avrebbe potuto regolarizzarlo anche volendo, e per questo, forse, è stato preso dal panico di fronte all’incidente. La storia che si ripete, insomma, ovunque si pongano regole draconiane per l’accesso al permesso di soggiorno e per il diritto a mantenersi, in Italia o altrove in Europa o negli Stati Uniti; un cane che si morde la coda, sebbene il lavoro, in sé, non manchi.
Satnam e sua moglie Sony erano ospiti di due giovani italiani, che li stavano aiutando in attesa dell’agognato pezzo di carta. Prima di avere un figlio volevano mettere da parte qualche soldo, e lavoravano duro, spesso insieme come il giorno dell’incidente. Ci sono otto chilometri fra la casa dove vivevano e il campo della tragedia, otto minuti in macchina. Gli amici italiani dicono che Sony urlava, e che hanno visto un uomo portare Satnam in casa e scappare. Antonello Lovato avrebbe anche tolto i cellulari alla coppia, secondo altre fonti invece avrebbe aspettato i sanitari prima di allontanarsi, di sicuro ha cercato di scansare la responsabilità degli eventi. Il padre, Renzo Lovato, intervistato in tv lamenta, “avevo detto al lavoratore di non avvicinarsi al mezzo, ha fatto di testa sua, una leggerezza che è costata a tutti”.
La politica? Cerca di muoversi. Il sindacato CGIL ha annunciato una manifestazione a Latina per sabato. I ministri del Lavoro Marina Elvira Calderone e dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida hanno annunciato per venerdì 21 giugno una riunione con i sindacati. “Sono atti disumani che non appartengono al popolo italiano, e mi auguro che questa barbarie venga duramente punita” ha commentato invece la premier Giorgia Meloni.
Ma se morire di lavoro e non essere soccorso è una barbarie imputabile al padrone, invece essere un migrante senza documenti, aspettare anni per una risposta alla richiesta di permesso di soggiorno o di asilo, e intanto non avere diritto a un contratto e a mantenersi – ecco, questa è una tragedia quotidiana, ripetuta per migliaia di persone, che non dipende da un singolo ma dal sistema.