Nuovo giro di rinvii a giudizio per i fedelissimi di Donald Trump.
Questa mattina a Phoeinix in Arizona sono stati incriminati per cospirazione, frode e falsificazione di atti pubblici un ex assistente dell’ex presidente e quattro avvocati che, per cercare di bloccare la certificazione della vittoria elettorale di Joe Biden alle elezioni del 2024, hanno mentito sui risultati elettorali.
Nick Klingerman, il pubblico ministero dell’ufficio dell’Attorney General dell’Arizona, ha rilasciato una copia dell’atto d’accusa che rivelava che erano stati presentati nove capi d’imputazione contro Mike Roman, direttore delle operazioni elettorali di Trump nello Stato, e gli avvocati John Eastman, Christina Bobb, Boris Epshteyn e Jenna Ellis. Questi ultimi sono stati accusati di aver complottato e falsificato i documenti nel tentativo di bloccare il Congresso nella certificazione della vittoria di Joe Biden.
Incriminati pure, ma con accuse minori, Rudy Giuliani e l’ex capo dello staff di Trump, Mark Meadows, che si sono dichiarati non colpevoli. Gli avvocati Boris Epshteyn, Jenna Ellis e l’ex candidato al Senato Jim Lamon si sono dichiarati non colpevoli di nove imputazioni. L’udienza ha segnato l’ultima per i 18 rinvii a giudizio nel caso delle falsificazioni dei risultati elettorali.


Epshteyn, un consigliere dell’ex presidente, è accusato di aver assistito Giuliani nella realizzazione del piano per presentare i falsi elettori per Trump in Arizona e ostacolare la certificazione dei risultati elettorali da parte del Congresso il 6 gennaio 2021.
Anche gli Attorney General degli Stati del Michigan, Nevada, Georgia e Wisconsin hanno presentato accuse penali relative al piano dei falsi elettori.
In Arizona i piani del complotto erano stati svelati ad aprile scorso con il rinvio a giudizio di 11 persone che avevano falsamente certificato e mandato al Congresso la dichiarazione che Trump aveva vinto nello Stato. In realtà, Biden ha preso 10.000 voti in più del suo concorrente. Lo stesso ex presidente non è stato accusato nel caso dell’Arizona, ma nell’accusa è stato indicato come un co-cospiratore per ora non incriminato.

Le autorità dello Stato affermano che l’avvocata Jenna Ellis ha sporto le false accuse di frode elettorale cercando di incoraggiare la legislatura statale dell’Arizona a cambiare il risultato e nello stesso tempo ha provato a convincere Pence ad accettare la falsa certificazione per bloccare il passaggio dei poteri a Biden. A ottobre dello scorso anno ha patteggiato il verdetto e si è dichiarata colpevole di favoreggiamento e false certificazioni di documenti pubblici.
Lamon, un uomo d’affari che ha perso le primarie repubblicane del 2022 per un seggio al Senato in Arizona, è accusato di aver falsamente dichiarato di essere un grande elettore qualificato in debito, ma la sua firma sul documento falso lo ha tradito.
Tutti gli imputati sono comparsi in tribunale da remoto. Il loro processo è previsto per il 14 novembre.
Le 11 persone che falsamente sostenevano nella certificazione elettorale di essere Grandi Elettori repubblicani dell’Arizona si sono incontrate a Phoenix il 14 dicembre 2020 sono state tutte incriminate.

La sorpresa di oggi è stata quella del ruolo finora non appariscente di Boris Epshteyn. Amico universitario di Eric Trump, Eric, alla Georgetown University, era il capo non ufficiale e stratega legale dell’ex presidente. Il giorno in cui Trump è stato condannato a New York per 34 reati, un mese fa, Epshteyn era al suo fianco. Finora nelle inchieste giudiziarie sull’ex presidente era un personaggio marginale nelle inchieste elettorali in Georgia e Wisconsin.
Ma nell’incriminazione di questa mattina a Phoenix, invece, viene evidenziato come il suo ruolo fosse fondamentale nella frode. Secondo gli inquirenti era lui che manovrava dietro le quinte il piano per sostituire con falsi elettori in sette Stati in cui Trump aveva perso.
“Boris fa due cose – ha detto al New York Times l’ex avvocato di Trump Timothy Parlatore che con Epshteyn ha avuto numerosi scontri. – Coordina le squadre legali e agisce come un supporto emotivo per l’ex presidente. È il signor Good News. Non dice la verità. Ama dire al presidente quello che Trump vuole sentire. E lo fa in modo da poter mantenere il controllo sui team legali, a scapito del presidente, secondo me”.
Un totale di 51 alleati di Trump, e lo stesso ex presidente, sono accusati in cinque Stati dell’Unione di atti criminali per interferire sui risultati elettorali; molti altri si sono dichiarati colpevoli o hanno patteggiato la loro colpevolezza. I suoi ex avvocati hanno dovuto rivolgersi ad altri avvocati per difendersi.
Rudy Giuliani è sommerso dai debiti e inseguito dai creditori. Per le sue bugie è stato radiato dall’albo degli avvocati. Deve 150 milioni di dollari per aver diffamato, nel tentativo di sostenere le bugie elettorali di Trump, due scrutatrici elettorali alle quali, con le sue bugie, ha rovinato la vita. Non paga l’affitto del suo studio legale, deve centinaia di migliaia di dollari alle carte di credito.

John Eastman, considerato “l’architetto” del piano per ribaltare il risultato elettorale è incriminato in Georgia e in Arizona. E su di lui ci sono le indagini dello special Prosecutor Jack Smith.
Steve Bannon, che è stato il consigliere politico di Trump, il primo luglio entrerà in prigione. Così come è già avvenuto per l’ex consigliere al Commercio, Peter Navarro, che in carcere deve scontare 4 mesi per essersi rifiutato di testimoniare alla Commissione d’Inchiesta del 6 gennaio. Secondo la CNN, Bannon andrà nella prigione federale di Danbury, in Connecticut.
Infine, la corte d’appello di New York ha respinto la richiesta degli avvocati di Trump che chiedevano la revoca dell’ordine di silenzio imposto dal giudice Juan Merchan nel procedimento penale in cui l’ex presidente è stato riconosciuto colpevole dei 34 capi di accusa per aver pagato l’attrice Stormy Daniels che, a pochi giorni dalle elezioni del 2016, voleva rendere pubblica la loro relazione.