Ucraina e Medio Oriente sono i capitoli principali delle dichiarazioni conclusive dei leader del G7 riuniti a Borgo Egnazia in Puglia, senza sorprese: riaffermano il loro “fermo sostegno all’Ucraina per tutto il tempo necessario” e l’appoggio al piano Biden per una tregua nella guerra a Gaza. C’è molto altro della dichiarazione finale, da Taiwan al Libano, dalla Libia alla tassazione internazionale; nulla che non ribadisca gli impegni già presi in passato e negli ultimi giorni.
UCRAINA: SOSTEGNO E 50 MILIARDI
“Insieme ai partner internazionali, siamo determinati a continuare a fornire sostegno militare, di bilancio, umanitario e per la ricostruzione all’Ucraina e al suo popolo. Rimaniamo fortemente impegnati ad aiutare l’Ucraina a soddisfare le sue urgenti esigenze di finanziamento a breve termine, nonché a sostenere le sue priorità di ripresa e ricostruzione a lungo termine”, si legge nel testo. “La Russia deve porre fine alla sua guerra illegale di aggressione e pagare per i danni che ha causato all’Ucraina. Secondo la Banca Mondiale questi danni superano ormai i 486 miliardi di dollari”, sostengono i leader, secondo i quali “non è giusto che la Russia decida se e quando pagherà per i danni causati in Ucraina”.
L’AFRICA E IL “PIANO MATTEI”
Progetto prediletto della premier Giorgia Meloni che vi impernia la sua politica di aiuti all’Africa per bloccare la migrazione, il cosiddetto “Piano Mattei” viene approvato dalla dichiarazione del vertice. I Paesi del G7 “accolgono con favore il Piano Mattei per l’Africa lanciato dall’Italia”. Rafforzeranno “la cooperazione reciprocamente vantaggiosa ed equa con i paesi africani e le organizzazioni regionali. Mentre assicuriamo ai paesi africani il nostro continuo sostegno finanziario, miglioreremo il coordinamento e l’efficacia delle risorse di cooperazione del G7”. L’impegno è rivolto a “sostenere una migliore mobilitazione e gestione delle risorse interne locali e promuovere maggiori investimenti privati. Sosteniamo” inoltre, “la richiesta dei paesi africani di avere più voce in capitolo negli organismi internazionali e accogliamo con favore la partecipazione dell’Unione Africana al G20 come membro permanente e la creazione di un terzo presidente per l’Africa sub-sahariana presso il comitato esecutivo del Fondo monetario internazionale a novembre”.
“Ribadiamo – si legge ancora nelle dichiarazioni finali – il nostro sostegno al patto del G20 con l’Africa come strumento per aumentare gli investimenti del settore privato, promuovere le riforme strutturali e il sostegno all’imprenditorialità locale e rafforzare la cooperazione, anche nel settore energetico. Il Partenariato del G7 per le infrastrutture e gli investimenti globali (PGII), e iniziative come l’EU Global Gateway, offrono un quadro che utilizzeremo per promuovere la nostra visione di infrastrutture sostenibili, resilienti ed economicamente sostenibili in Africa, sostenute da una selezione trasparente dei progetti. In questo senso, accogliamo con favore il Piano Mattei per l’Africa lanciato dall’Italia”.
MIGRANTI: STOP ALLE “RETI CRIMINALI”
Sempre in materia di migrazione, la dichiarazione finale assicura che “In linea con la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale (Untoc) e i suoi protocolli, rafforzeremo le nostre azioni per prevenire, contrastare e smantellare le reti criminali organizzate che traggono profitto dal traffico di migranti e dalla tratta di persone”.
“A tal fine – spiegano i Sette Grandi -, stiamo lanciando una coalizione del G7 per prevenire e contrastare il traffico di migranti. Attraverso questa iniziativa, promuoveremo una maggiore cooperazione sulle capacità investigative, coinvolgendo le autorità competenti nei paesi di origine, transito e destinazione. Incoraggeremo i progressi verso scambi di dati migliori e affidabili, fondamentali per azioni di contrasto congiunte basate su prove contro le reti di contrabbando e tratta” e “utilizzeremo un approccio ‘follow the money’ per identificare, indagare e contrastare efficacemente la criminalità organizzata, affrontando gli aspetti finanziari, compresa una maggiore cooperazione sulla confisca dei beni”.
LA CINA: SERVE “IMPEGNO DIRETTO E SCHIETTO”
ABORTO, SALUTE RIPRODUTTIVA E DIRITTI LGBT
Come preannunciato nei giorni scorsi, nella dichiarazione finale del G7 non c’è il riferimento all’”aborto” che era presente l’anno scorso alla fine del G7 di Hiroshima, ma alla “salute sessuale e riproduttiva”. “Ribadiamo – si legge nel documento visionato da Askanews – i nostri impegni nel comunicato dei leader di Hiroshima per l’accesso universale a servizi sanitari adeguati, convenienti e di qualità per le donne, compresi la salute sessuale e riproduttiva e i diritti per tutti”.