Giorgia Meloni ha accolto da trionfatrice a Borgo Egnazia i colleghi del G7: lei appena uscita dalle elezioni europee praticamente unica leader confermata dalle urne; Emmanuel Macron, il francese, sonoramente battuto dall’estrema destra di Marine Le Pen; il cancelliere socialdemocratico tedesco Olaf Scholz arrivato terzo (la destra di AfD è seconda); il premier britannico Rishi Sunak non è in UE, ma ha indetto elezioni per luglio che secondo i sondaggi vedranno sbaragliati i suoi conservatori; e il presidente Usa Joe Biden in corsa per la riconferma alla Casa Bianca contro Donald Trump. Nella foto di gruppo del G7, l’unica altra vincitrice accanto a Meloni è la cristiano democratica Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea e probabilmente riconfermata: il suo Partito Popolare Europeo ha vinto la maggioranza a Bruxelles.
Da Roma, però, arrivano notizie che vorrebbero appannare un po’ la tre giorni pugliese. Prima di tutto le proteste in parlamento contro “la madre di tutte le riforme” per Meloni, quella elezione diretta del premier che da sinistra viene considerata un vero colpo di mano, approvato dalla maggioranza senza consenso (per ora ha avuto l’ok del Senato), e che per molti costituzionalisti indebolisce de facto i poteri di moderatore della Costituzione del presidente della Repubblica . La riforma non tocca il ruolo del Capo dello Stato. Ma senza addentrarsi nei dettagli dell’equilibrio costituzionale italiano, diciamo che oggi è il presidente della Repubblica a indicare il leader del governo (in base alle consultazioni con i partiti) e a sciogliere le Camere per andare al voto. Ma un presidente eletto dal Parlamento, come può avere poteri su un premier eletto direttamente dal popolo?
La protesta delle opposizioni – con bandiere e cartelli e abbandono dell’aula del Senato – è finita in scontro fisico con un deputato del Movimento Cinque Stelle dell’opposizione preso a pugni ieri e oggi una nuova bagarre nell’aula del Senato. A un certo punto della discussione, infatti, i senatori di opposizione hanno mostrato il tricolore in segno di protesta contro la riforma ma anche per quanto è successo ieri alla Camera al deputato M5S Donno. “La Costituzione italiana viene rovinata dalla vostra incapacità. La nostra Repubblica non può essere umiliata da chi non accetta che si consegni un tricolore”, ha detto il capogruppo pentastellato, Stefano Patuanelli.
Ad alimentare le polemiche però c’è anche il documento finale del G7 anzi il mancato riferimento al diritto all’aborto nel testo finale. Nelle conclusioni del G7 di Hiroshima nel 2023 era stato inserito un passaggio in cui era sottolineata la necessità di garantire “un accesso effettivo e sicuro all’aborto”. Tale riferimento è stato però cancellato, suscitando la contrarietà – tra gli altri – di Francia, Canada e Stati Uniti. Sulla bozza, però, assicurano le fonti diplomatiche, la trattativa è ancora aperta. Per quanto in molti abbiano provato a calmare le acque, ricordando che i temi principali del vertice sono Ucraina e guerra in Medio Oriente – in primis il ministro degli Esteri Antonio Tajani – il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, ha dovuto rispondere a una domanda in merito alla presunta cancellazione, ricordando che “il presidente” degli Stati uniti Joe Biden “parla sempre di diritti umani in tutte le sue interazioni, sia con gli amici sia con gli avversari, e nei prossimi due giorni non ci saranno cambiamenti”.
Un tema che il presidente democratico ha fatto suo nella campagna elettorale per le presidenziali del 5 novembre – dopo l’abolizione del diritto federale all’aborto da parte della Corte Suprema Usa. Per non parlare della Francia, primo Paese al mondo ad aver inserito in Costituzione il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza.
Sul fronte interno ad attaccare la premier Giorgia Meloni, unica leader uscita rafforzata dalle elezioni europee, è la segretaria del Pd, Elly Schlein, secondo la quale “non ce ne facciamo nulla di una premier donna che non difende i diritti di tutte le altre donne di questo Paese”, mentre alcune parlamentari di Alleanza Verdi e Sinistra hanno chiesto alla presidente del Consiglio di venire a a riferire in aula per chiarire se il Governo Italiano si sia mosso o meno per cancellare quel riferimento.
“Apprendiamo che la bozza finale delle conclusioni del G7 non include la parola aborto, ma fa solo riferimento in generale alla salute delle donne, anche riproduttiva. La questione per noi è: quale è stata la posizione portata e sostenuta dal governo italiano sull`aborto? Meloni lo chiarisca subito e con parole nette” affermano in una dichiarazione le senatrici del Partito democratico di Schlein. Meloni e la sua ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, hanno infatti più volte affermato che nessuno toccherà la legge 194 che regola la libera scelta di abortire in Italia – ma tutti sanno che il diritto dei ginecologi alla ‘obiezione di coscienza’ rende quasi impossibile abortire in alcune regioni d’Italia.
Non aiutano le dichiarazioni del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che – non incidentalmente – è anche cognato di Meloni e protagonista di numerose gaffe. “Non sta a me commentare, se i presidenti delle grandi Nazioni, capi di Stato e governo, hanno scelto di non inserirlo nel documento ci saranno buone ragioni per non farlo. Non so se a un G7 a cui partecipa anche il Papa fosse opportuno, se hanno scelto di non metterlo ci sarà un perché e una ragione più che condivisibile” ha detto a Milano (Papa Bergoglio è atteso domani al vertice pugliese, inedita apparizione, per parlare di AI).
La doppia polemica ricorda che per le opposizioni, il governo Meloni finge di essere democratico ma non riesce ad emanciparsi dalle sue radici di estrema destra. Meloni è in effetti l’unica leader al G7 proveniente dalla destra estrema, per quanto in versione addolcita, riveduta e corretta, non più euroscettica, non più xenofoba. Ma in bilico su un crinale stretto; dei suoi due alleati e vicepremier, Antonio Tajani è a capo di Forza Italia che siede fra i conservatori moderati del Partito Popolare di Ursula von der Leyen. Però l’altro, il leader della Lega Matteo Salvini, solo ieri ha rinnovato il patto di ferro con la destra europea di Identità e Democrazia assieme a Marine Le Pen e all’olandese Wilders.