Il G7 di Borgo Egnazia – che si conclude oggi con le conferenze stampa dei leader, ultima quella di Giorgia Meloni – sarà ricordato per parecchie cose, più che per le dichiarazioni finali. Sicuramente per l’inedita presenza di un Pontefice, Papa Francesco protagonista della seconda giornata, invitato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni a parlare di Intelligenza Artificiale (Il “paradigma tecnologico” ha detto ormai sta divenendo nelle società contemporanee uno “strumento potente e indispensabile” e non “si può permettere” che una realtà come l’intelligenza artificiale non sia gestita dallo strumento della politica).

Poi, per la presenza stessa di Giorgia Meloni, unica leader presente con origini di estrema destra, ma anche pronta a una passerella trionfale perché è pure l’unica confermata dal recente voto europeo, mentre molti degli altri capi di Stato e di governo sono in acque tormentate. Il premier britannico Sunak ha convocato elezioni anticipate per l’inizio di luglio, il presidente francese Emmanuel Macron per il 30 giugno dopo la sonora sconfitta rimediata alle europee, e anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha visto il suo partito socialdemocratico arrivare solo terzo. Joe Biden da parte sua è impegnato nella difficilissima campagna elettorale contro Donald Trump per le elezioni di novembre. Quanti di loro ci saranno ancora l’anno prossimo?
Poi per la “location” come dicono nel linguaggio dei set. Borgo Egnazia, in località Sevelletri, frazione di Fasano, paesello di pescatori: ma Borgo Egnazia è un grande resort di iperlusso e privacy totale di recente costruzione vista mare dove vanno i ricchissimi a festeggiare compleanni e matrimoni. Sicuramente uno spot per il turismo sullo splendido mare pugliese, ma anche un inno all’imprenditoria italiana del lusso e al mondo delle élite.
Fra le conclusioni, molti i risultati per il sostegno all’Ucraina contro la Russia (è già cominciata intanto in Svizzera una mega conferenza per la pace ucraina a cui però non partecipano né Mosca né Pechino): 50 miliardi di dollari garantiti dagli interessi degli asset sequestrati alla Russia, e un accordo decennale fra Kiev e Washington.

In questa kermesse – Meloni si è dichiarata “orgogliosa” infinite volte in questi giorni – stona lo scontro neanche troppo sottotraccia sul diritto all’aborto. Era stato iscritto l’anno scorso nelle dichiarazioni finali del G7 di Hiroshima. Gli sherpa italiani lo hanno eliminato quest’anno rifugiandosi in una generica promessa per la “salute sessuale e riproduttiva” sulla base degli impegni di Hiroshima. Il presidente francese Macron – che ha voluto iscrivere quest’anno il diritto all’aborto nella Costituzione – si è detto apertamente “rammaricato”, ma secondo il New York Times lo scontro è stato anche fra la delegazione italiana e quella degli Stati Uniti, dove la questione “interruzione di gravidanza” è cruciale nella campagna elettorale, in un paese dove quasi la metà degli Stati stanno imponendo limitazioni draconiane al diritto di abortire e molti altri corrono a tutelarlo a livello locale.

Oltre che di Ucraina si è parlato anche di Africa, tema molto caro all’Italia. Meloni ha ribadito i principi del Piano Mattei per aiutare il continente – anche in chiave anti-immigrazione – su cui dice di aver avuto “ampio sostegno e ampia condivisione” – e annunciato la volontà di agire con un sempre maggiore coordinamento con il piano Pgii degli Usa e il Global Gateway dell’Ue. Le dichiarazioni finali sostengono anche i suoi progetti contro i “trafficanti di esseri umani”, una volta di più indicati come vero problema del fenomeno migratorio, responsabili delle morti in mare che hanno trasformato il Mediterraneo in un cimitero a cielo aperto, secondo la definizione dell’Onu. E su questo, anche Papa Francesco molte volte si è detto d’accordo.