Da “10 e lode” a zero spaccato. Un tribunale federale della Florida ha ritenuto la multinazionale della frutta Chiquita Brands International, quella per cui il genio pubblicitario Emanuele Pirella inventò lo slogan negli anni Ottanta e conquistò in breve il mercato globale, responsabile del finanziamento del gruppo terroristico paramilitare colombiano AUC, Autodifesa della Colombia.
A seguito di una causa civile intentata da otto famiglie colombiane, i cui parenti sono stati uccisi dall’AUC, la giuria ha ritenuto Chiquita responsabile delle morti ingiuste e all’azienda è stato ordinato di pagare 38,3 milioni di dollari di danni alle famiglie.
La Chiquita ha affermato in una dichiarazione che intende presentare ricorso contro il verdetto sostenendo che non vi era “alcuna base legale per le rivendicazioni”.
L’AUC è coinvolta in diffuse violazioni dei diritti umani in Colombia, tra cui l’uccisione di persone sospettate di legami con i ribelli di sinistra. Le vittime erano sia sindacalisti che braccianti che lavoravano nelle piantagioni di banane. Il caso è stato portato avanti dalle famiglie dopo che Chiquita si è dichiarata colpevole, nel 2007, per aver effettuato pagamenti al gruppo terroristico – si parla di oltre 1,7 milioni di dollari tra il 1997 al 2004.
Il gigante dell’industria ortofrutticola ha affermato che si trattava di una estorsione. La società era stata costretta a effettuare i pagamenti dopo che il leader dell’AUC dell’epoca, Carlos Castaño, aveva minacciato che i dipendenti e tutte le proprietà appartenenti alla sussidiaria di Chiquita in Colombia avrebbero subito delle conseguenze se il denaro non fosse arrivato. Quindi gli avvocati della difesa hanno sostenuto che l’azienda non aveva altra scelta che pagare.
Le famiglie dei lavoratori uccisi hanno sostenuto, invece, che l’azienda aveva formato “un’alleanza innaturale con l’AUC” in un momento in cui Chiquita stava espandendo la sua presenza nelle regioni controllate dal gruppo. I pagamenti regolari continuarono anche dopo che, nel 2001, gli Stati Uniti segnalarono l’AUC come organizzazione terroristica, anche se i suoi rappresentati controbattevano di essersi uniti per difendere i proprietari terrieri dagli attacchi e dai tentativi di estorsione da parte dei rivoluzionari marxisti. Il gruppo paramilitare agiva come uno squadrone della morte contro i trafficanti di droga e gli abitanti dei villaggi che si sospettava parteggiassero per i rivoluzionari.

Nello specifico la class-action contro Chiquita che si è conclusa lunedì si è concentrata su nove casi, scelti tra centinaia di denunce contro la compagnia di banane. I casi erano stati presentati nella corte federale di West Palm Beach.
La giuria ha ritenuto che l’AUC fosse responsabile di otto dei nove omicidi esaminati come parte della causa. La giuria ha anche stabilito che Chiquita aveva consapevolmente fornito un’assistenza sostanziale all’AUC, in misura sufficiente a creare un rischio prevedibile dei danni che i loro pagamenti avrebbero causato.
Chiquita ha affermato in una dichiarazione rilasciata dopo il verdetto che la situazione in Colombia era “tragica per così tante persone, compresi coloro che sono stati direttamente colpiti dalla violenza, e i nostri pensieri rimangono con loro e le loro famiglie”.
“Tuttavia, ciò non cambia la nostra convinzione che non ci siano basi legali per queste affermazioni”, ha aggiunto. La società ha affermato di essere fiduciosa che la sua posizione legale alla fine avrebbe prevalso.
Agnieszka Fryszman, uno dei principali avvocati dei querelanti, ha elogiato le famiglie che ha rappresentato, affermando che avevano “rischiato la vita per farsi avanti e chiedere conto a Chiquita, riponendo la loro fiducia nel sistema giudiziario degli Stati Uniti”.
Ha aggiunto che “il verdetto non riporta in vita i mariti e i figli che sono stati uccisi, ma chiarisce le cose e pone la responsabilità del finanziamento del terrorismo dove spetta: alla porta di Chiquita”. Un altro avvocato delle famiglie colombiane, Leslie Kroeger, ha affermato che “dopo 17 lunghi anni contro una difesa ben finanziata, è stata finalmente fatta giustizia”.
Un secondo caso contro Chiquita, intentato da un altro gruppo di querelanti, dovrebbe iniziare il 15 luglio.