L’ex presidente Donad Trump è in California per una serie di incontri per raccogliere fondi per la sua campagna elettorale. A San Francisco, ieri, in una serata organizzata dai venture capitalist della Silicon Valley, Chamath Palihapitiya, David Sacks (eminente conservatore) e sua moglie Jacqueline, nella loro sontuosa casa lungo la “Billionaires Row” a Pacific Heights con vista sulla baia, sono stati venduti biglietti per mezzo milione di dollari a coppia. Oggi pomeriggio, è nel Sud della California, a Beverly Hills, per altre due fundraising.
Un fiume di soldi raccolti da una frangia del settore tecnologico e delle criptovalute che già lo sostiene. Ma i super miliardari del settore, Elon Musk, Peter Thiel e Marc Andreessen, che erano stati invitati, non si sono presentati all’evento.
Trump ha rivolto un ringraziamento a Cameron e Tyler Winklevoss, due gemelli, imprenditori coinvolti nella fondazione di Facebook e resi famosi dal film The Social Network, che descriveva la loro lotta con Mark Zuckerberg. L’ex presidente ha detto alla folla che i due fratelli avrebbero dovuto ricevere il merito per la fondazione del gigante dei social media. Tra gli ospiti c’erano anche due senatori: Bill Hagerty del Tennessee e J.D. Vance dell’Ohio. Intanto un nutrito gruppo di manifestanti, in favore e contro la sua candidatura alla presidenza, hanno fatto da corollario all’evento, occupando il quartiere pittoresco e ricco.
L’ex presidente, che mancava da San Francisco da almeno 10 anni, l’ha spesso denunciata come una città di eccessi liberali.
Trump at David Sacks home in San Francisco for fundraiser on Thursday – High $ fundraiser & he took in $12 million – Fans there to greet him – pic.twitter.com/zEk9kEMTBs
— Blanche Victoria (@tammytabby) June 7, 2024
La condanna espressa dalla giuria popolare di New York per la vicenda di Stormy Daniels ha lasciato il segno. Nonostante i tentativi di sminuirne l’importanza, di accusare giudice e giurati, Biden e il sistema giudiziario, gli interventi di Trump sono ancora più acidi, più estremisti. La sua carica di rabbia più evidente. Il suo minuscolo vantaggio nei sondaggi sul suo oppositore si va ulteriormente restringendo. L’ultimo, condotto da New York Times/Siena College, registra, nello stesso campione di quasi duemila elettori, come il distacco fra i due sia calato da tre punti a uno solo – uno spostamento significativo in duelli elettorali che ormai sono sempre più sul filo di poche decine di migliaia di voti. Ancora più preoccupante per l’ex presidente il fatto che l’analisi individua come la sua condanna al processo penale abbia spinto a riconsiderare le posizioni degli elettori indipendenti.
“Ho avuto un processo truccato a New York. Non ho commesso alcun crimine”, ha ribadito nel suo discorso di ieri sera. Ha difeso anche Steve Bannon al quale è stato notificato che dovrà scontare dal 1° luglio la condanna a quattro mesi di carcere per essersi rifiutato di testimoniare di fronte alla commissione d’inchiesta della Camera sul suo ruolo nell’assalto al Congresso. “È una tragedia americana che il Dipartimento di Giustizia di Joe Biden è così disperato da imprigionare Steve Bannon, e qualsiasi altro repubblicano”, ha detto Trump. “L’uso come arma del nostro sistema giudiziario ha raggiunto livelli di illegalità mai pensati possibili”.
Dopo la cena, Trump è tornato sul tema postando sul suo sito, Truth Social, messaggi di difesa a Bannon e al suo ex consigliere commerciale, Steve Navarro, che è già in carcere, anche lui per essersi rifiutato di comparire davanti alla Commissione d’inchiesta del 6 gennaio.
“L’arma antiamericana delle nostre forze dell’ordine ha raggiunto livelli di illegalità mai ritenuti possibili prima – ha scritto Trump. Ha poi aggiunto a lettere cubitali – Incriminate il Comitato non selezionato J6 per cancellare e distruggere illegalmente i loro risultati!”
Già in precedenza Trump aveva accusato la Commissione d’Inchiesta di aver distrutto le testimonianze e le prove che avrebbero dimostrato la sua estraneità nell’assalto al Congresso del 6 gennaio. Affermazioni seccamente smentite dall’ex presidente del Comitato, il deputato democratico Bennie Thompson.
“La prigione non mi farà mai tacere. Vinceremo questo caso. Vinceremo alla Corte Suprema e vinceremo il 5 novembre” afferma Bannon nel suo podcast, postato su War Room.
Dopo la condanna di primo grado, il giudice Carl Nichols, nominato da Trump, aveva sospeso l’applicazione della sentenza per Bannon in attesa dell’esito dell’appello che, peraltro, è stato respinto. Non esistendo più la motivazione per rinviare ancora la pena per il 70enne ideologo dell’estrema destra, il giudice ha ordinato l’esecuzione della sentenza di primo grado. Fissando comunque l’inizio della pena al primo luglio, Nichols ha dato quasi un mese di tempo ai legali di Bannon per procedere con i ricorsi.