Quasi come in una produzione teatrale questo secondo giorno del processo ad Hunter Biden, accusato di aver comprato illegalmente una pistola negando la sua tossicodipendenza sul modulo d’acquisto dell’arma.
Dopo la presentazione del caso, il processo è iniziato con l’eco surreale della voce dell’imputato che risuonava nell’aula, che ha raccontato la sua dipendenza dalla droga. I pubblici ministeri hanno usato l’audiolibro con le sue memorie narrate dalla sua stessa voce. Una confessione a cielo aperto secondo l’accusa, che non dà spazio ad equivoci.
Questa prima parte del processo, con l’agente dell’Fbi Erika Jensen, prima testimone chiamata dall’accusa, che dava la voce all’audiolibro di Hunter Biden, è durata molto più del previsto e sicuramente ha avuto un forte impatto sulla giuria. Lui, sul banco degli imputati, ascoltava le sue affermazioni con le labbra serrate. La sua voce era contraddittoria alle affermazioni della sua difesa e ha fatto calare il gelo tra gli avvocati della difesa. Però è stata una deposizione molto lunga e ripetitiva che alla fine, tolta la teatralità iniziale, ha dato spazio anche alla compassione per un uomo che ha gettato le enormi possibilità che la vita gli aveva riservato, bruciato dalla sua dipendenza dal crack e dalla cocaina.
Le parole dette nell’audiolibro sono amare, messaggi intrisi di imprecazioni e di panico indirizzati ad Hallie Biden, vedova di suo fratello Beau, con la quale ha avuto una relazione, che veniva rimproverata per aver gettato in un cassonetto dell’immondizia l’arma. Una visione preveggente delle eventuali conseguenze che questo gesto avrebbe comportato, perché una persona alla ricerca di bottiglie da poter redimere, ha trovato la pistola e l’ha consegnata alla polizia.
Il caso legale contro il figlio del presidente Biden – nonostante tutto il dramma, il turbinio dei media e le complesse dinamiche politiche – è piuttosto semplice dal punto di vista giuridico: dimostrare che Hunter Biden stava abusando di droghe quando ha compilato la richiesta federale per acquistare l’arma. I pubblici ministeri hanno sottolineato questo punto nella loro presentazione del caso davanti a un’aula gremita che includeva Jill Biden, la first lady e l’attuale moglie Melissa. Mentire su una richiesta federale di armi è illegale e “a nessuno è permesso mentire, nemmeno Hunter Biden”, ha detto Derek Hines, uno dei pubblici ministeri. “La dipendenza potrebbe non essere una scelta, ma mentire e comprare una pistola è una scelta”, ha detto Hines. “Nessuno è al di sopra della legge”, ha aggiunto, facendo eco al linguaggio che il Dipartimento di Giustizia ha ripetutamente utilizzato per giustificare i procedimenti giudiziari contro l’ex presidente Donald J. Trump.
L’avvocato di Biden, Abe Lowell, ha detto che nel corso del processo avrebbe confutato la tesi del governo secondo cui Biden ha “consapevolmente” infranto la legge. Lowell ha tracciato una netta distinzione nel maneggio delle armi e in altri procedimenti giudiziari affermando che Biden ha acquistato la pistola, non l’ha mai caricata, non l’ha mai rimossa dalla cassetta di sicurezza del suo pickup e non l’ha mai usata durante gli 11 giorni in cui l’ha posseduta.
Hunter Biden’s stepmother and wife are attending his trial, unlike you know who… pic.twitter.com/tyO6ck7kGT
— Alex Cole (@acnewsitics) June 4, 2024
Il processo, che dovrebbe durare circa una settimana, promette di essere una dura prova personale per la famiglia Biden.
Il pubblico ministero Hines ha detto che era stata pianificata la testimonianza di Hallie Biden, la vedova del fratello Beau Biden, e un’altra donna con cui Hunter Biden era romanticamente coinvolto, Zoe Kestan, oltre alla sua ex moglie, Kathleen Buhle. Ha anche intenzione di chiamare Gordon Cleveland, un impiegato del negozio di armi del Delaware dove Hunter Biden ha acquistato la sua arma, e due esperti che testimonieranno sui residui di droga e altre prove forensi. I giurati ascolteranno anche la testimonianza del fratello del presidente James Biden, che è stato sempre molto vicino a Hunter e in passato ha aiutato il nipote durante i periodi di riabilitazione.
Se condannato, Biden potrebbe rischiare fino a 25 anni di carcere e 750.000 dollari di multa. Ma finora chi ha acquistato illegalmente un’arma e non è stato accusato di averla usata per commettere un crimine, non ha ricevuto una pena detentiva.
Il processo questa mattina è cominciato in ritardo. Prima dell’inzio della fase dibattimentale la giudice della corte federale del Delaware ha respinto la richiesta dei legali di Hunter Biden di escludere alcune foto personali dal processo, in particolare quelle scattate quando era sotto effetto di stupefacenti. Il magistrato Maryellen Noreika, scelta da Donald Trump nel 2017, ha spiegato la sua decisione, dicendo che le immagini contengono “prove circostanziate” sulla dipendenza dalla droga del figlio del presidente. Poi uno dei 12 giurati non ha potuto prendere parte al processo e il giudice ha dovuto sostituirlo con uno dei supplenti.
Il caso sta riportando alla luce ricordi dolorosi per il presidente e la sua famiglia e rivelando dettagli nuovi e altamente personali sulla loro lotta contro la dipendenza mentre si avvicinano le elezioni del 2024, il tutto mentre la first lady guarda dalla prima fila dell’aula.
Gli alleati del presidente sono preoccupati per il prezzo che il processo potrebbe comportare per l’anziano Biden, che è stato a lungo protettivo e profondamente preoccupato per il suo unico figlio vivente e per la sua sobrietà e che ora deve guardare mentre quegli errori del passato vengono esaminati pubblicamente. E il presidente deve farlo mentre sta conducendo una campagna con numeri anemici nei sondaggi e si sta preparando per un imminente dibattito presidenziale con Trump.
Fuori dall’aula, durante una pausa, un ex assistente di Trump e podcaster dell’estrema destra, Garrett Ziegler, ha avuto un duro scambio di battute con la moglie di Hunter, Melissa. Ziegler è stato citato in giudizio da Hunter Biden, che ha affermato di aver violato le leggi sulla privacy del computer. Ha accusato Ziegler e i suoi complici di “accedere, manomettere, manipolare, alterare, copiare e danneggiare dati informatici di cui non sono proprietari” dal suo laptop e iPhone.