I sondaggi avevano ragione: la candidata del campo progressista Claudia Sheinbaum secondo i primi dati sarà la prima donna a guidare il Messico, la prima “presidenta” come dicono in spagnolo. Così il Messico avrà una presidente prima degli Stati Uniti. La 61enne ex sindaca di Mexico City ha ottenuto circa il 60% dei voti in una convincente prova di forza con la rivale Xóchitl Gálvez. Uno scontro di donne che parla di un paese di fronte a un cambiamento profondo per le donne – nonostante il crimine, la violenza, gli stupri.

Il conteggio rapido pubblicato dall’Istituto nazionale elettorale del Messico mostra per Sheinbaum un dato compreso tra il 58,3% e il 60,7% dei voti, un margine di vantaggio che non lascia spazio a dubbi anche se lo spoglio delle schede sarà completato solo lunedì sera. Si tratta di una procedura statistica ufficiale progettata con lo scopo di stimare l’andamento dei risultati finali delle votazioni e la percentuale di partecipazione dei cittadini.
La storica giornata del 2 giugno – al termine di una campagna elettorale insanguinata – ha visto anche il voto per 20.000 cariche elettive, inclusi 128 seggi del Santo, 500 seggi alla Camera; il governatore di Città del Messico e i governatori degli Stati di Chiapas, Guanajuato, Jalisco, Morelos, Puebla, Tabasco, Veracruz e Yucatán.

Sheinbaum, che è anche la prima persona con ascendenze ebraiche a guidare il Messico, sostituirà il suo mentore, il presidente uscente Andrés Manuel López Obrador – non più candidabile – il 1 ottobre. Scienziata climatologa di formazione, servì come responsabile all’ambiente della capitale quando Lopéz Obrador ne era governatore, dal 2000 al 2006.
Il partito Morena di Sheinbaum e Obrador ha già proclamato la vittoria: il presidente della formazione Mario Delgado parla di “un momento stellare nella storia del nostro paese”. I sostenitori hanno già affollato lo Zócalo, la piazza principale di Città del Messico, con gli striscioni che dicono “Claudia Sheinbaum, presidente”.
L’alleanza con López Obrador è stata da un lato un asset, dall’altro un problema perché ha richiesto a Sheinbaum di differenziarsi dal presidente uscente, di cui però ha usato vari slogan in campagna elettorale e sulla cui eredità ha subito promesso di costruire.

La sua piattaforma elettorale prevede borse di studio per oltre 12 milioni di studenti, fertilizzanti gratuiti per i piccoli coltivatori, e per aumentare la sicurezza, il consolidamento della Guardia nazionale e dell’intelligence e una riforma del sistema giudiziario.
È stata infatti una campagna elettorale violentissima che ha visto omicidi e tentativi di assassinio di decine di candidati, molti dei quali hanno rinunciato per paura. L’ultimo omicidio è avvenuto a poche ore dal voto: Israel Delgado, 35 anni, candidato alle elezioni locali nel Messico Occidentale, è stato ucciso sabato sera vicino a casa sua. Delgado aspirava a diventare incaricato delle finanze e del controllo interno del consiglio comunale di Cutzeo.
Così la violenza sarà una delle prime sfide da affrontare per Sheinbaum. Nei primi quattro anni e mezzo del mandato di López Obrador sono stati registrati quasi 161mila omicidi; le cifre sono in costante aumento dal 2007, primo anno del governo dell’ex presidente Calderón.
L’altro tema cruciale della campagna elettorale è stata la migrazione, che ha visto un aumento del 77% degli arrivi rispetto al 2022. Persone che giungono in larga parte da Stati in crisi come il Venezuela, moltissimi in transito verso quello che sperano sia un futuro di opportunità negli Stati Uniti. La situazione è incandescente al confine con il Texas, dove il governatore Greg Abbott in dicembre aveva firmato una legge che permetterebbe l’arresto e la deportazione dei migranti illegali. La legge però per ora è bloccata da una tribunale federale Usa.
Il governo di López Obrador da parte sua ha dichiarato che rifiuterebbe di accogliere persone deportate dalle autorità texane, e che in materia di migrazione discute solo con l’amministrazione federale a Washington; una posizione sposata anche da Claudia Sheinbaum.