Alla vigilia delle elezioni europee, il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per il 2 giugno, festa della Repubblica, ha celebrato i valori della Costituzione e dell’Europa unita. È come ogni anno l’occasione per ricordare il passato e guardare al futuro, anche nel quadro angoscioso dell’attualità internazionale che stiamo vivendo. Ma la festa è subito virata, nel clima da campagna elettorale, sulla polemica, brutale.
“I Padri della Patria erano consapevoli dei rischi e dei limiti della chiusura negli ambiti nazionali e sognavano una Italia aperta all’Europa, vicina ai popoli che ovunque nel mondo stessero combattendo per le proprie libertà” ha scritto Mattarella in un messaggio al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone. “Il nostro contributo – e in esso delle Forze Armate – alla causa della pace e della stabilità internazionali è più che mai prezioso nell’odierna situazione caratterizzata da devastazioni e aggressioni alle popolazioni civili in Europa e in Medio Oriente”.
Apriti cielo: il leghista Claudio Borghi su X attacca il capo dello Stato chiedendone le dimissioni. Le intemperanze di Borghi non sarebbero una novità, ma poi è il leader della Lega e vicepremier del governo Matteo Salvini a parlare in tv intervistato nella trasmissione Rai “In mezz’ora” a proposito del tweet.
Invece di prendere le distanze, Salvini rincara: “Oggi c’è la festa della Repubblica, oggi è la festa degli italiani, della Repubblica, non della sovranità europea. Abbiamo un presidente della Repubblica perché c’è la Repubblica, io penso all’Europa come stati sovrani che si mettono insieme, ma la sovranità nazionale è fondamentale, al di là dei tweet oggi si festeggia la Repubblica italiana. Non mi arrenderò mai a un super Stato europeo dove comandano quelli che hanno i soldi”.
Il leader leghista – che teme di perdere ulteriori voti alle europee in favore di Fratelli d’Italia della premier Giorgia Meloni – da settimane fa appello alle frange estreme dell’elettorato e adesso rispolvera anche l’euroscetticismo. E peraltro aggiunge: “Fare politica non è chiacchierare di fascismo e nazismo che sono superati, ma lavorare per semplificare la vita degli italiani”.
Le reazioni non si sono fatte attendere dall’opposizione: pioggia di biasimo sui leghisti. Per la segretaria del PD Elly Schlein: “È gravissimo l’attacco che oggi è arrivato dalla Lega” al Presidente della Repubblica, un attacco “senza precedenti. Vorrei che la premier si esprimesse e prendesse le distanze da quell’attacco. Lo facciamo noi ringraziando il Presidente della Repubblica”. Per il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte, “chiedere le dimissioni di Mattarella è grave e indegno”; e via via a seguire numerosissimi politici.
Ma è più rilevante vedere come reagiscono gli alleati di governo. Il moderato Antonio Tajani, alla guida di Forza Italia (il partito che fu di Berlusconi) replica, anche lui su X, secco: “Siamo italiani ed europei, questa è la nostra identità. Questa è la nostra civiltà. Ogni scelta anti europea è deleteria per l’Italia. Fa bene Mattarella a sottolineare la nostra prospettiva europea. Gli esprimo la mia solidarietà per gli attacchi che ha ricevuto”.
E la premier, Giorgia Meloni? Per ora tace. Alla sfilata a via dei Fori Imperiali in mattinata, si era barcamenata su un tema sensibile anche per parte del suo elettorato, affermando che “questa festa”, il 2 giugno, “ci ricorda anche la prima idea di Europa, che era una idea di Europa che immaginava che la sua forza, la forza della sua unione, fosse anche la forza e la specificità degli stati nazionali. Forse dovremmo tornare a quell’embrione di idea europea e di sogno europeo”.
Forse, dice. Fatto sta che Mattarella nel suo messaggio ha anche – certo non per la prima volta – elogiato la Costituzione: il 2 giugno ha scritto “richiama i valori della nostra identità e di una Costituzione lungimirante e saggia, frutto della straordinaria rinascita che prese le mosse dalla lotta di Liberazione. Indipendenza e libertà sono conquiste che vanno difese ogni giorno, in comunione di intenti e con la capacità di cooperare per il bene comune”. A fronte della riforma costituzionale che Meloni vuole, già in discussione alle Camere, e che con l’elezione diretta del presidente del Consiglio toglierebbe de facto molta influenza al Capo dello Stato (che è eletto dal Parlamento), non è il primo riferimento recente che il presidente lancia per la tutela costituzionale.
Il 2 giugno, come si sa, è l’anniversario del referendum con cui gli italiani nel 1946 scelsero la Repubblica invece della monarchia, segnando una cesura con la dinastia dei Savoia (e il loro appoggio al regime fascista di Mussolini) e dando il via a un’epoca democratica e ai lavori della Costituente che scrissero la Carta del nuovo Stato. Fu anche il primo voto nazionale in cui si espressero le donne nel nostro paese (come ha ricordato il film di Paola Cortellesi C’è ancora domani che tanto successo ha avuto al botteghino e che ha inaugurato a New York la rassegna Open Roads).
Una festa insomma che – al di là della parata militare di rito che anche quest’anno si è svolta su via dei Fori Imperiali a Roma – è il simbolo di tanti valori di novità e democrazia nell’Italia che emergeva dalla Seconda Guerra Mondiale, paese devastato che nell’arco di quindici anni avrebbe visto anche la rivoluzione industriale del Boom.
Il voto sabato 8 e domenica 9 giugno porterà alle urne tutti gli italiani per decidere chi mandare al Parlamento Europeo, una realtà che spesso i cittadini dell’Unione sentono purtroppo estranea e difficile da decifrare, sebbene il suo operato abbia impatto su moltissimi aspetti della nostra vita quotidiana; per questo il voto europeo è cruciale anche per il futuro della Repubblica.
Le celebrazioni del 78esimo anniversario della nascita della Repubblica si sono aperte a Roma con l’alzabandiera solenne all’Altare della Patria e l’omaggio al Milite Ignoto, dove come di consueto è stata deposta una corona d’alloro da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato dalle più alte cariche dello Stato.
Presenti Giorgia Meloni, i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, e il ministro della Difesa Guido Crosetto. Come da cerimonia di rito, hanno sorvolato piazza Venezia le Frecce Tricolori. Successivamente la tradizionale parata ai Fori Imperiali, che si è svolta sotto la pioggia torrenziale che bagnava la capitale.
Ai Fori Imperiali, il celebre cantante Claudio Baglioni ha interpretato l’inno nazionale accompagnato dalla banda interforze della Difesa. Di fronte a lui la tribuna presidenziale dove si trovavano oltre al presidente Sergio Mattarella, La Russa e Fontana, la premier Meloni, i ministri e altre cariche dello Stato. Poi la banda dei carabinieri ha aperto la tradizionale parata.