Nella giornata di oggi, l’Alta Corte di Londra ha concesso un ulteriore appello a Julian Assange contro l’estradizione negli Usa, riconoscendo come “non infondate” le argomentazioni della difesa del fondatore di WikiLeaks, sul timore di un processo oltre oceano.
Sulla sua piattaforma, il 52enne australiano ha pubblicato centinaia di migliaia di documenti militari statunitensi classificati, riguardanti le guerre in Afghanistan e in Iraq; nel 2010, invece, venne caricato sul sito un video riservato che mostrava un attacco di elicotteri americani del 2007, che uccise una dozzina di persone a Baghdad, tra cui due giornalisti della Reuters.
Le autorità americane vogliono processare Assange con 18 capi d’accusa, quasi tutti previsti dalla legge sullo spionaggio, affermando che le sue azioni sono state avventate e che hanno danneggiato la sicurezza nazionale, mettendo in pericolo la vita degli agenti.
Almeno per il momento, però, il giornalista australiano resta in custodia cautelare nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh. I giudici Sharp e Johnson non hanno ritenuto evidentemente adeguate le presunte “rassicurazioni” messe sul piatto dagli avvocati del Dipartimento di Giustizia di Washington sui due punti sollevati dai legali del 52enne: il rischio di una condanna a morte, e il timore di non poter invocare il Primo Emendamento, che garantisce la libertà di parola.
Il cofondatore di WikiLeaks avrà ora “alcuni mesi” a disposizione per preparare un nuovo “processo d’appello”, come riferito dalla BBC.
Di fatto, Assange ha perso la sua libertà da oltre un decennio: ha trascorso gli ultimi cinque anni della sua vita presso il penitenziario londinese di Belmarsh, mentre nel corso dei precedenti sette era stato costretto a rintanarsi presso l’ambasciata ecuadoriana della capitale inglese. “Ho la sensazione che a questo punto possa succedere di tutto”, ha detto la scorsa settimana la moglie Stella, “Julian potrebbe essere estradato o liberato”.
“Ogni giorno, dal 7 dicembre 2010, è stato sottoposto a ogni forma di detenzione”, ha aggiunto la moglie, che inizialmente faceva parte del suo team legale: i due si sono sposato al carcere di Belmarsh, nel 2022.
“Viviamo giorno per giorno, settimana per settimana, decisione per decisione. Questo è il modo in cui abbiamo vissuto per anni”, ha detto alla Reuters, “è tutto così crudele. Se verrà estradato, farò il possibile, e la nostra famiglia lotterà per lui finché non sarà libero”.