“Un miliardo alla mia campagna elettorale e abolisco le norme ambientali”. Questo quanto avrebbe detto Donald Trump a una riunione dei petrolieri che aveva invitato a Mar-A-Lago alcune settimane fa. Lo scrive il Washington Post in un lungo articolo.
Il mese scorso, nella sua villa in Florida, l’ex presidente aveva promesso ai dirigenti petroliferi che avrebbe ritirato dozzine di misure ambientali varate dall’amministrazione Biden, fra cui quelle sulle emissioni volte a promuovere i veicoli elettrici e i divieti che fermano il congelamento dei permessi per le nuove esportazioni di gas naturale liquefatto, chiedendo loro di raccogliere un miliardo di dollari per aiutarlo a riconquistare la Casa Bianca.
“L’ex presidente è stato molto esplicito – ha affermato uno dei dirigenti che ha preso parte alla riunione. – Ha detto che il miliardo di dollari non sarebbe stato nulla in confronto al denaro che avremmo risparmiato dopo i tagli alle norme, nel caso in cui verrà eletto”.
Trump ha aggiunto che per allargare il loro business c’è necessità di meno regolamenti sulle trivellazioni e ha chiesto loro di cosa hanno bisogno per estrarre più petrolio. Durante l’incontro l’ex presidente ha anche detto che metterà all’asta più contratti per nuovi scavi petroliferi nel Golfo del Messico e invertirà le restrizioni a quelli nell’Artico dell’Alaska ribadendo la sua opposizione all’energia eolica.
La riunione a Mar-A-Lago era stata organizzata da Harold Hamm, un miliardario del petrolio e uno dei donatori più facoltosi di Trump che gestisce Continental Resources e ha contribuito a reclutare altri donatori per la campagna elettorale di Trump tra cui gli amministratori delegati di Venture Global, Cheniere Energy, nonché rappresentanti di Chevron, Continental Resources, Exxon-Mobil e Occidental Petroleum. Dall’influente quotidiano della capitale federale sono state citate “altre numerose persone” che hanno preso parte all’incontro, ma di cui non sono state rivelate le identità.
Mentre l’ex presidente chiede soldi per eliminare le norme attuate per cercare di ridurre il riscaldamento globale della Terra, centinaia dei più importanti scienziati climatici del mondo affermano di aspettarsi che le temperature globali aumentino di almeno 2,5°C (4,5°F) sopra i livelli preindustriali in questo secolo, superando gli obiettivi concordati a livello internazionale e causando conseguenze catastrofiche per l’umanità e il pianeta.
Numerosi esperti hanno affermato di essersi sentiti senza speranza, infuriati e spaventati dall’incapacità dei governi di agire nonostante le chiare prove scientifiche fornite e le evidenti distruzioni provocate dai cambiamenti climatici con alluvioni, tornado e innalzamento delle acque.
Un sondaggio pubblicato mercoledì dal Guardian, che comprendeva le risposte di 380 degli 843 climatologi del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici, ha rilevato che più di tre quarti degli intervistati credono che non solo non riusciremo a raggiungere questo obiettivo, ma che saremo molto al di sopra dei traguardi che erano stati fissati. Solo 22 dei 380 esperti, circa il 6%, hanno affermato di aspettarsi che la temperatura globale rimanga pari o inferiore a 1,5°C, obiettivo scelto per evitare le conseguenze più catastrofiche del cambiamento climatico. Nel frattempo, il 77% prevede che la Terra rimarrà al passo con un riscaldamento di 2,5°C o superiore entro il 2100 e che potrebbe causare carestie diffuse, inondazioni, incendi e altri disastri naturali in tutto il mondo, costringendo milioni di persone a diventare rifugiati climatici.
Il sondaggio chiedeva inoltre agli scienziati perché pensavano che la risposta globale al cambiamento climatico non sia all’altezza degli obiettivi dichiarati. Quasi il 75% ha citato la mancanza di volontà politica, mentre il 60% ha citato gli interessi economici del settore petrolifero e del gas che preparano l’agenda di lavoro per i governanti.
In questa campagna elettorale Trump promette di rimuovere le norme ambientali nel settore energetico, mentre Biden pubblicizza la sua ambiziosa agenda sul clima.