Lunedì l’ereditiera Brinah Milstein e il produttore di reality show Roy Bank hanno citato in giudizio la città di Los Angeles.
La causa ruota attorno ad un unico elemento cruciale ovvero la casa di Marilyn Monroe, che la coppia aveva acquistato la scorsa estate alla cifra di 8,35 milioni di dollari.
Il progetto era semplice: radere al suolo l’immobile ed integrarlo alla propria abitazione, adiacente a quella della defunta star.
Tutto stava procedendo per il verso giusto fintantoché una protesta pubblica organizzata il 7 settembre 2023 non ha messo loro il bastone tra le ruote, insistendo sul fatto che l’edifico godesse di valore storico e in quanto tale non dovesse essere in alcun modo demolito.
Lettere, email e telefonate hanno esortato la consigliera comunale di Los Angeles, Traci Park, ad opporsi alla volontà dei novelli proprietari dell’immobile ma la questione non poteva certamente risolversi così rapidamente.
Solo a gennaio 2024, infatti, ambientalisti, appassionati di architettura e fan sfegatati di Monroe hanno potuto tirare un sospiro di sollievo: la Los Angeles Cultural Heritage Commission ha dichiarato che la casa è effettivamente un punto di riferimento culturale e come tale deve rimanere intatta.
Milstein e Bank, a questo punto, si sono sentiti in diritto ed in dovere di agire pur di far valere il proprio punto di vista; hanno pertanto accusato la città di Los Angeles di aver agito in maniera anticostituzionale. E, soprattutto, di aver espresso un giudizio finale lontano dalla verità.
I coniugi, in quanto ex vicini di casa dell’attrice, possono testimoniare di non averla mai vista nei paraggi se non per periodi decisamente brevi “Non c’è un solo pezzo della casa che includa alcuna prova fisica che la signora Monroe abbia mai trascorso una giornata in casa, non un mobile, non un segno di vernice, non un tappeto, niente”. Nulla dunque è ricollegabile all’effettiva permanenza della donna che era entrata in possesso della casa per 75.000 dollari, nel 1962.
Oltre a tale evidenza, i querelanti hanno specificato che si sono succeduti 14 proprietari dopo la morte di Monroe, molti dei quali hanno apportato significative modifiche e promosso processi di ristrutturazione che hanno comunque alterato la natura dell’edificio. Nell’arco degli ultimi 60 anni, non sono mancati poi momenti in cui questo è rimasto in balia di se stesso “L’abbiamo visto finire incustodito e non curato. Abbiamo acquistato la proprietà perché si trova a pochi passi dalla nostra e non è un monumento culturale storico”.
Monumento storico o meno, la casa in questione sarebbe tuttavia passata alla storia per il semplice e non scontato fatto di corrispondere anche al luogo in cui la sventurata morì, sei mesi dopo, di apparente overdose a soli 36 anni. E la risonanza di questo accadimento non è scemato nel tempo, non a caso è facile imbattersi in fan e gruppi di turisti impegnati a scattare foto alla proprietà, nonostante questa non sia perfettamente visibile dalla strada.
A seguito della sentenza di gennaio e all’evidente freno imposto dalla città ai lavori di demolizione, Milstein ha comunque tentato di mediare suggerendo di trasferire la casa piuttosto che designarla come punto di riferimento. Ad oggi, non è chiaro se questa opzione sia ancora possibile.