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9 Maggio: nel ricordo di Aldo Moro e delle vittime degli anni di piombo

46 anni da quando il corpo dell'ex premier DC fu trovato in via Caetani nel centro di Roma

Costantino Del RicciobyCostantino Del Riccio
9 Maggio: nel ricordo di Aldo Moro e delle vittime degli anni di piombo

9 maggio 2022, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella depone una corona di fiori a via Caetani a Roma, sul luogo del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro / Quirinale

Time: 5 mins read

“È lei il professor Tritto?”- “Sì. Chi parla? “- ” Brigate Rosse…dovrebbe dire alla famiglia dove potrà trovare il corpo dell’onorevole Aldo Moro”.

9 Maggio 1978: la telefonata di Valerio Morucci, brigatista, a un amico e assistente di Moro, segnò l’apice dello scontro tra lo Stato e i gruppi terroristici.

L’assassinio di Moro, presidente della Democrazia Cristiana, ex presidente del Consiglio, ebbe un  impatto internazionale significativo, diventando il simbolo dei cosiddetti “anni di piombo”, il periodo storico fra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Ottanta in cui la lotta dei movimenti extraparlamentari di destra e di sinistra produsse violenze di piazza, lotta armata e terrorismo. Il rapimento e l’assassinio di Moro da parte delle Brigate Rosse fu l’acme di quel periodo, un attacco diretto “al cuore dello Stato” che non solo sconvolse l’opinione pubblica  ma anche scosse il sistema politico, costretto  a difendersi da un tentativo volto a destabilizzare lo Stato democratico attraverso la violenza.

Il 20 settembre 2006, la senatrice Sabina Rossa, figlia di Guido, sindacalista genovese ucciso dalle Brigate Rosse, presentò la proposta di istituire una giornata della memoria in onore delle vittime del terrorismo e delle stragi, da destra e da sinistra, scegliendo il 9 maggio come data simbolica.

L’iniziativa trovava un precedente nella decisione del Parlamento europeo di ricordare, l’11 marzo,  le vittime europee della violenza terroristica, in ricordo della strage di Madrid del 2004, considerata il più grave atto terroristico mai avvenuto in Europa, con un  tragico bilancio di  192 morti.

Il disegno di legge, presentato da Sabina Rossa e approvato il 4 maggio del 2007, entrò  in vigore con il sostegno del Presidente Napolitano. In una lettera alle Associazioni delle Vittime, egli richiama l’importanza di aver colmato un vuoto nella memoria storica, un aspetto dolorosamente sentito da molti familiari colpiti.

Negli  anni precedenti, non erano mancati momenti  di commosso riconoscimento, come il conferimento di medaglie d’oro da parte del Presidente Ciampi in memoria delle  vittime  degli  anni di piombo. Tuttavia, si sentiva il bisogno di un gesto  ufficiale come quello introdotto con la legge istitutiva del Giorno della Memoria.

Il 14 maggio 2004, un episodio significativo coinvolse Ciampi: una caduta accidentale nell’ appartamento gli causò una frattura alla clavicola destra.

Il cerimoniale cercò di individuare un sostituto per la consegna delle medaglie durante la festa della polizia a Roma, ma Ciampi fu categorico:”Queste medaglie le consegno io, se non posso andare, allora verranno loro al Quirinale”.

Gli insigniti trovarono il Presidente nel Salone delle Feste con il braccio al collo, un foulard al posto della cravatta, la giacca blu appoggiata sulle spalle. Ciampi con piglio deciso, nonostante le difficoltà nei movimenti, iniziò ad appuntare le medaglie.

Come scrisse Mario Calabresi, il giornalista figlio del commissario Luigi Calabresi, altra vittima degli anni di piombo: “Non avevo mai visto lo Stato così umano, non lo avevamo mai sentito così vicino”.

Questo episodio rappresenta una  tardiva ma significativa rivisitazione della memoria, mettendo in luce il complesso  rapporto con le istituzioni, spesso percepite come  assenti, inadeguate o anche corresponsabili della violenza politica di quegli anni.

La celebrazione della Giornata è stata ospitata al Quirinale dal 2008 al 2012, alternandosi poi tra il Senato e la Camera, per  ritornare al Quirinale nel 2018 e nel 2023. Quest’anno l’evento si svolge al Senato.

I veri protagonisti delle commemorazioni sono stati i familiari e  le Associazioni delle vittime, il cui ruolo è stato cruciale nella ricerca e documentazione. Il loro impegno costituisce  un patrimonio di conoscenza per i giovani, gli studiosi e la società civile.

Il Quirinale ha svolto un ruolo fondamentale nel promuovere la memoria delle vittime del terrorismo, fornendo un sostegno essenziale nella ricostruzione storica.

I Presidenti Napolitano e Mattarella hanno contribuito in modo significativo nel sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di commemorare coloro che hanno lottato con determinazione contro il terrorismo, ribadendo che non esiste alcuna giustificazione per gli atti  terroristici.

Un esempio tangibile dell’impegno istituzionale  è rappresentato dal libro “Per le vittime del terrorismo nell’Italia repubblicana”, promosso  dal Quirinale nel 2008  e realizzato dal Poligrafico  dello Stato. Il volume  raccoglie i nomi e i volti di  tutte le vittime degli anni di piombo, incarnando la determinazione dello Stato nel contrastare le trame eversive e nel  riconoscere nei caduti un punto di riferimento dei valori democratici. Il volume è consultabile qui.

Nel 2018, Sergio Mattarella ha ricordato l’importanza di questa  pubblicazione come strumento imprescindibile  per conservare la memoria, assicurando che  nessun nome, volto, o storia, sarà dimenticato, rappresentando un dovere di memoria nazionale.

Durante la sua prima celebrazione del Giorno della Memoria nel 2008,  Napolitano ne aveva  efficacemente riassunto il suo significato, definendolo come il pubblico riconoscimento che l’Italia doveva da tempo alle vittime del terrorismo. Questo giorno rappresenta un momento di  sostegno morale e di vicinanza umana alle famiglie colpite, invitando il Paese a riflettere sulle esperienze vissute durante quegli anni tra i più angosciosi della sua storia.

Nel corso delle celebrazioni, non sono mancati momenti di forte rilevanza politica, come l’omaggio reso da Napolitano nel 2009  – per la prima volta in una sede istituzionale– alla memoria di Giuseppe Pinelli, l’anarchico vittima di sospetti infondati e poi di una fine tragica. Il Capo dello Stato ha rotto il silenzio su una ferita inscindibile legata alle 17 vite perse a Piazza Fontana il 12 dicembre 1969.

La signora Licia Pinelli e la signora Gemma Calabresi con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel 2009

Al Quirinale, nella splendida cornice del Salone dei Corazzieri, accanto alla signora Licia Pinelli e alle figlie, prende posto la vedova del commissario Calabresi, la signora Gemma, accompagnata dal  figlio Mario.

L’incontro tra le due vedove, i cui cognomi rappresentano uno dei conflitti più emblematici degli anni Settanta, ha  catturato l’attenzione delle prime pagine, quasi superando l’importanza delle parole pronunciate da Napolitano e  del gesto istituzionale compiuto in quella giornata.

Napolitano e Mattarella, nei loro interventi, hanno evidenziato l’inaccettabile costo umano degli atti terroristici, con la perdita di vite innocenti.

Numerosi sono stati i caduti, tra le forze dell’ordine, gli esponenti più in vista delle istituzioni, magistrati, docenti universitari, uomini di cultura, sindacalisti e giornalisti. Se il terrorismo di destra ha colpito spesso in modo indiscriminato (per esempio a piazza Fontana o nella strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, 85 morti per un’altra bomba), quello di sinistra ha mirato a intimidire con aggressioni e omicidi alcune specifiche categorie colpevoli di “connivenza” con lo Stato.

I vertici istituzionali hanno ripetutamente criticato l’eccessiva attenzione riservata alle  parole degli ex militanti della lotta armata. Nel 2010, Napolitano interviene sulle polemiche scaturite  dall’intervista televisiva all’ex brigatista Alberto Franceschini. In una lettera al giornalista Corrado Augias, esortò i media a una maggiore responsabilità  e invitò gli ex brigatisti a condannare apertamente la  natura criminale delle azioni terroristiche, adottando un  comportamento pubblico improntato alla discrezione e alla moderazione.

Sergio Mattarella si distingue  come un Presidente in grado di comprendere appieno le sensibilità di coloro che hanno subito  la perdita di una persona cara. La sua storia personale contribuisce a far percepire ai familiari delle vittime la sua presenza come quella di: “uno di noi”.

Il Capo dello Stato ha ricordato con vigore  l’importanza di una  risposta coraggiosa e decisa da parte delle forze politiche e sociali di fronte alla minaccia  terroristica. Ha sottolineato come  la democrazia rappresenti il migliore antidoto contro la violenza, nonché lo strumento più efficace  per proteggere la vita e la dignità umana.

 

 

 

 

 

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Costantino Del Riccio

Costantino Del Riccio

Si è occupato di Stampa e Comunicazione con esperienza trentennale presso la Presidenza della Repubblica italiana

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