L’assalto di terra a Rafah ci sarà “con o senza un accordo per il cessate il fuoco”.
Mentre è ormai questione di ore il possibile ok definitivo di Hamas alla proposta di tregua nella Striscia di Gaza, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato martedì che le truppe dello Stato ebraico entreranno a Rafah, all’estremo sud di Gaza, a prescindere da qualsiasi accordo con la milizia islamista.
“Entreremo a Rafah ed elimineremo i battaglioni di Hamas, con o senza accordo, per raggiungere la vittoria totale”, ha detto il premier al Tikva Forum, un piccolo gruppo di famiglie degli ostaggi. “L’idea che fermeremo la guerra prima di aver raggiunto tutti i nostri obiettivi è fuori discussione”, ha aggiunto Netanyahu.
Le parole di Netanyahu arrivano mentre la leadership politico-militare di Hamas sta valutando l’ultima proposta di cessate il fuoco avanzata al Cairo durante i negoziati con i mediatori statunitensi, egiziani e qatarioti. Il piano prevede una prima fase di tregua di 40 giorni durante la quale tra i 20 e i 33 ostaggi israeliani verrebbero scambiati con un numero superiore di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane per reati minori.
La seconda fase, definita dai negoziatori come fase del “ripristino della calma sostenibile” comporterebbe invece lo scambio degli altri detenuti palestinesi con tutti gli altri ostaggi – compresi i cadaveri e i soldati delle Forze di difesa israeliane (IDF).
Una fonte di Hamas ha dichiarato che l’organizzazione islamista “risponderà il più rapidamente possibile” una volta che i suoi inviati saranno tornati dalle discussioni al Cairo. Un funzionario israeliano ha dichiarato all’AFP che Tel Aviv “aspetterà le risposte fino a mercoledì sera” e poi “deciderà” se inviare i propri negoziatori al Cairo.
Per l’occasione è arrivato in Medio Oriente anche il segretario di Stato USA Antony Blinken, che lunedì ha chiesto a Hamas di “decidere in fretta” e di “prendere la giusta decisione”, accettando la proposta “straordinariamente generosa” di Israele.
Dopo la tappa di ieri in Arabia Saudita, il fulcro della missione di Blinken è proprio in Israele, dove il ministro degli Esteri dell’amministrazione Biden continuerà a fare pressione su Tel Aviv affinché aumenti il flusso di aiuti verso l’enclave costiera assediata. Blinken ribadirà inoltre la netta contrarietà della Casa Bianca alle operazioni militari a Rafah, ultima roccaforte di Hamas nella Striscia dove si è accampato oltre un milione di rifugiati palestinesi sfuggiti da Gaza, temendo l’ennesima catastrofe umanitaria.
Nella Striscia l’ultimo bollettino del ministero della Sanità di Hamas parla di oltre 34.000 morti, con circa l’80% dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza costretto ad abbandonare le proprie case. Sono invece circa 1.200 le vittime israeliane, in grande maggioranza uccise durante la serie di raid letali compiuti da Hamas in territorio israeliano lo scorso 7 ottobre. Dei circa 250 fatti prigionieri, secondo Israele gli estremisti sarebbero ancora in possesso di un centinaio di prigionieri e dei corpi di circa 30 morti.